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direttore Paolo Pagliaro

Sull’ara delle riforme
si sacrifica l’Anac?

di Paolo Pagliaro

(22 gugno 2020) Per spendere presto e bene i fondi  in arrivo dall’Europa, occorre restituire alla Pubblica Amministrazione la capacità di decidere, consentendole di esercitare la sua discrezionalità. E’ una delle richieste di  Assonime, l’associazione che riunisce le grandi aziende private e pubbliche.  La commissione presieduta  da Franco Bassanini chiede anche di limitare la responsabilità per danno erariale all’ipotesi del dolo, eliminando la colpa grave; di sopprimere o delimitare la fattispecie del reato di abuso d’ufficio; di effettuare un deciso spostamento dai controlli ex ante  a quelli ex post. Tra le vittime illustri di questo cambio di passo potrebbe esserci l’Anac, l’Autorità anticorruzione, alla quale Assonime propone di togliere i poteri di regolazione nel settore dei contratti pubblici e le connesse funzioni di controllo preventivo. Il tutto in nome della semplificazione, parola oggi molto popolare. Resta tuttavia irrisolta una  questione altrettanto cruciale, e cioè  come sburocratizzare i controlli senza spianare la strada a furbi e corrotti .
Se questo è l’obiettivo, c’è chi ritiene che l’Anac  rappresenti una buona pratica amministrativa,  meritevole   di essere segnalata agli altri paesi. Lo pensano l’Ocse,  il Fondo Monetario, la Commissione europea.  La funzionaria dell’Authority Maria Giuseppina Greco  ha analizzato cinque anni di quella che viene definita “vigilanza collaborativa” dell’Anac sui contratti pubblici. Expo di Milano, Giubileo Straordinario, ricostruzioni post terremoto, Universiadi di Napoli, bonifica di Bagnoli: sono alcune delle occasioni in cui i controlli anticorruzione si sono rivelati particolarmente efficaci. Gli atti corruttivi che sono stati impediti non li conosceremo mai. Certo, non è colpa dell’Anac se il cratere del terremoto dell’agosto 2016 comprendente inizialmente quattro comuni ha finito per inglobarne 160 , se alcune decine di  stazioni appaltanti sono diventate 650, se in pochi anni si sono avvicendati 4 commissari straordinari.  Lì forse più che a Cantone  si dovevano chiedere spiegazioni al parlamento.

 

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