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direttore Paolo Pagliaro

Il boomerang
della privacy

Il boomerang <br> della privacy

di Paolo Pagliaro

(29 ottobre 2020) Facebook, Google e altri broker dei nostri dati georeferenziati sanno se sono andato dal mio medico di base, se ho fatto il tampone e ovviamente se sono positivo. Adesso lo sa anche la Carnegie Mellon University, che sta lavorando per rendere le previsioni epidemiologiche universali quanto le previsioni del tempo. A lei – e chissà a quanti altri centri di ricerca – Google sta passando i suoi dati. Anche Facebook e Twitter sono in grado di prevedere i contagi e consentire quindi di isolarli. L’algoritmo di Facebook può georeferenziare il contagio con 14 giorni di anticipo.
Michele Mezza, protagonista della campagna per un uso pubblico dei big data, e molti con lui si chiedono fino a quando queste risorse possono rimanere patrimonio dell’ufficio commerciale di Facebook, considerato che i dati li abbiamo forniti gratuitamente noi. Luciano Balbo, presidente del Centro Medico Santagostino, ricorda che il tracciamento, unito alla quarantena, ha consentito alle economie asiatiche – anche quelle senza governi dittatoriali come Taiwan, Corea, Giappone e Singapore – di tornare alla normalità in fretta e con danni ridotti.
Intervistato dal Corriere, Agostino Miozzo, l’esperto della Protezione Civile che coordina il Comitato tecnico scientifico, chiede che per interrompere la catena del contagio in alcuni ambiti diventi obbligatorio scaricare l’applicazione Immuni.
In effetti, visto ciò che sta accadendo attorno a noi, nelle case, negli ospedali, negli ospizi, opporsi al tracciamento dei contagi in nome della privacy, è peggio che delittuoso: è stupido.  

 

(© 9Colonne - citare la fonte)