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Stasi (PD Regno Unito): Al lavoro per le comunità italiane

“Rafforzare la presenza del Partito Democratico nel Regno Unito” ricostruendo “le reti di relazioni nelle varie comunità italiane, con associazioni e rappresentanze di vario tipo” e portando avanti “un lavoro congiunto di sostegno, supporto e ascolto” dei connazionali che vivono oltremanica. Roberto Stasi - già segretario del PD Londra dal 2013 a poco prima delle elezioni del 2018 - ritorna alla guida del PD nel Regno Unito come segretario della federazione nazionale, e racconta in un’intervista a 9Colonne quali sono le priorità su cui lavorare nel Paese alle prese non solo con il Coronavirus, ma anche con la Brexit. “Un mix di portata storica ed esplosivo su vari fronti - sottolinea Stasi -: sociale, economico, politico. La comunità italiana è coinvolta in maniera profonda, con tante persone che hanno perso il lavoro nei mesi scorsi e i tanti ragazzi e ragazze del mondo dell’hospitality. Si stima che circa 30mila siano già rientrati in Italia e altri ne seguiranno nei prossimi mesi, nonostante gli interventi di sostegno del governo”. Stasi sottolinea “l’enorme lavoro fatto negli anni, anche grazie al ruolo di advocacy del Governo e dell’Ambasciata, in coordinamento con le rappresentanze degli altri paesi UE nel Regno Unito, nella definizione dell’accordo sui diritti dei cittadini europei con la definizione del settled status. Serve su questo continuare un lavoro di informazione, assistenza e monitoraggio come fatto in questi mesi, e un monitoraggio anche dell’applicazione dell’accordo di uscita e anche, si spera, del futuro accordo di partenariato”. Il Partito democratico nel Regno Unito “terrà occhi e orecchie ben aperti, anche per il ruolo centrale che svolge nella maggioranza di governo, insieme a ministri chiave come Enzo Amendola, sulle questioni della Brexit, e Marina Sereni, sulle questioni della nostra comunità nel Regno Unito, che sono stati e sono profondamente impegnati”.

Per quanto riguarda il partito, Stasi ha l’ambizione di “far crescere il numero degli iscritti e dei circoli nel Regno Unito, sebbene le limitazioni di movimento e socializzazione dovute all’emergenza Covid sono un ostacolo non di poco conto. Stiamo già sperimentando forme diverse di partecipazione e coinvolgimento” come “indagini online e incontri aperti a tutti sulle piattaforme online. Lanceremo dal mese prossimo degli incontri mensili di ascolto e consulto liberi e aperti a chi vorrà segnalarci alcuni bisogni, fare proposte o anche solo socializzare: avremo una rete di volontari tra i nostri iscritti che saranno a disposizione per accogliere chi vorrà contattarci”. L’obiettivo è anche “essere in rete con le altre realtà politiche, istituzionali e sociali italiane”, in modo da “trovare soluzioni rapide ai problemi della comunità. Questo è già accaduto nei mesi precedenti e durante il primo lockdown. Non mancheranno momenti di approfondimento politico con invitati del Governo e del Parlamento, nonché momenti di divulgazione sia su questioni politiche nazionali ed europee, sia sulle storie della presenza italiana nel Regno Unito”. Il Paese è stato a lungo meta prediletta per gli italiani che emigrano anche se Brexit e Coronavirus “mettono a dura prova questa tesi”. In particolare, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea “pone una battuta d’arresto senza precedenti: non è ancora chiaro - sottolinea Stati - l’effetto sui sistemi e processi produttivi, ma una cosa è certa, la libertà di movimento non ci sarà più e questo, secondo me, è un deterrente enorme per le future generazioni di europei. Quanto il fascino della ‘Cool Britannia’ possa continuare a vivere e ad attrarre è tutto in discussione”. (red - 10 nov)

(© 9Colonne - citare la fonte)