di Paolo Pagliaro

Le statistiche arriveranno in autunno, ma sulla riviera romagnola basta guardarsi intorno per capire che per l’industria del turismo questa sarà un’estate da dimenticare. Nei bagni di Rimini ci sono cabine rimaste invendute e qualche chilometro più a sud, nel mitico viale Ceccarini, le gelaterie un tempo prese d’assalto ora sono semideserte. Il calo degli arrivi e delle presenze riguarda non solo la Riviera romagnola ma un po’ tutte le principali località turistiche, anche se dirlo sembra brutto e poco patriottico.
La ragione è molto semplice: bambini e famiglie che in Italia non possono più permettersi una vacanza rappresentano un caso su 3. La quota di nuclei che ha rinunciato alle ferie sale addirittura a 1 su 2 in presenza di almeno tre figli. Si tratta nuovamente di cifre non aggiornate anche se coerenti con le rilevazioni più recenti dell’Istat secondo cui nel 2022 poco meno di un quarto della popolazione (24,4%) era a rischio di povertà o esclusione sociale. Oggi è stata la Svimez a documentare gli effetti del lavoro povero e precario, in particolare al Sud. Il reddito di cittadinanza era una risposta all’altezza dell’emergenza, il bonus di 382 euro una tantum per fare la spesa somiglia molto a un’elemosina