Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Da Dostoevskij alla Meloni
l’Italia resta piccola

di Vittorino Beifiori

Giorgia Meloni ha retoricamente chiesto all'assemblea della CNA in un memorabile video di qualche giorno fa, se i politici italiani siano inferiori a quelli straníeri. A scanso di equivoci ha detto di no. Io sono di parere opposto per quelli attuali: il PD negli ultimi lustri ha sempre avuto bisogno di un papa straniero sia a livello locale che nazionale; senza Berlusconi la destra non sarebbe mai andata al potere. Agli Italiani ha chiesto invece se all'estero vogliono contare o restare a guardare. Con De Gasperi gli Italiani hanno fondato l'Unione Europea, Tajani e Sassoli sono stati presidenti del Parlamento europeo. Ancora: mostrando foto appese nel suo ufficio, la premier ha chiesto quanti dei suoi predecessori avrebbero occupato la sua poltrona se ci fosse stato il premierato. Ha cancellato insomma con una battuta personalitá come De Gasperi, Fanfani, Moro, Spadolini, Craxi, ecc..
Agli industriali di Bergamo ha sentenziato: lo Stato non deve essere un ostacolo per chi ogni giorno si rimbocca le maniche. Recentemente aveva paragonato le tasse al pizzo di Stato. Se continua cosí renderá profetiche le righe di Dostoevskij: " Per che cosa dobbiamo congratularci con l'Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? É sorto un piccolo regno unito di second'ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, cedendola al piú logoro principio borghese - la  trentesima ripetizione di questo principio dal tempo della prima rivoluzione francese - un regno soddisfatto della sua unitá, che non significa letteralmente nulla, un'unitá meccanica e non spirituale e per di piú pieno di debiti non pagati e soprattutto sodisfatto di essere un regno di second'ordine" (Fedor Dostoevskij, Diario di uno scrittore 1877). 

(© 9Colonne - citare la fonte)