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La disumanità dei social,
l’umanità di Andrei

La disumanità dei social, <br> l’umanità di Andrei

di Franco Fregni

L’asociale mondo social ha esibito in queste settimane una sua possente rappresentazione. 

Dalla grottesca vicenda del pandoro di Chiara Ferragni alla tragica vicenda della recensione di un ristorante che ha causato il suicidio di una povera donna travolta da una meccanismo mostruoso. 

“Homo sum, humani nihil a me alienun puto”, ammonisce l’artista.

Ma quelle parole, per alcuni giorni, non hanno più parlato al mio cuore. 

Sono umane queste persone? Sono umani i macchinatori di queste vicende? O non sono forse ormai alieni composti da una parte umana e da un software guidato da intelligenza artificiale, contenuto in un hardware divenuto protesi del nostro corpo e dal quale non riusciamo a staccare gli occhi. 

Chi sono questi moderni centauri, metà esseri umani e metà smartphone che popolano le nostre città e i nostri borghi senza più riuscire a guardarsi attorno per osservare le vestigia, inutili a tutto se non a ricordarci il sudore, il sangue, il pianto e il riso di moltitudini? Chi sono queste bizzarre creature che non riescono più a guardare il cielo e il mare, aspirazioni del nostro futuro, se non per fotografare la “location” per i “follower”.

Poi una notizia ti colpisce come una freccia scagliata dalla notte dei tempi.

Un bimbo moldavo di nove anni, in fuga da una comunità, è morto travolto da un treno nel Canavese. 

E la vita, la morte, l’aspirazione di libertà, il destino tornano a pulsare drammaticamente nel tuo cuore.

E vedi tutto: la stanza, gli “altri”, la “cattività”, il ricordo di ciò che era, la necessità di andare altrove, e senti il freddo, il sapore del cibo che non vuoi mangiare, sei attanagliato dalla paura prima della decisione, poi la corsa, l’odore dell’erba sulla massicciata, il profumo della pianura e dei colli in distanza, il vento, lo sferragliare del treno, il rumore dello schianto.

Andrei Revenco, 9 anni, siamo noi.

Tutti noi esseri umani alla disperata ricerca di qualcosa che non conosciamo.

E ora piangiamo Andrei come il più caro dei nostri figli.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)