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Nella polveriera medio orientale la criminalità del narcotraffico

Nella polveriera medio orientale la criminalità del narcotraffico

di Piero Innocenti

Nello scenario medio-orientale, dove il problema palestinese conserva tutta la tragicità attuale con la guerra nella striscia di Gaza, il commercio delle droghe rappresenta un fenomeno in continuo sviluppo. E’ in un contesto di estremo degrado, aggravato dalla drammatica situazione degli ultimi tempi, che si svolge l’attività della criminalità organizzata. In particolare, quella collegata al traffico di droghe è sempre intraprendente nel sud del Libano, un paese a lungo martoriato e diviso, dove decine di migliaia di rifugiati palestinesi cercano di riaffermare il loro diritto al riconoscimento dello Stato di Palestina e dove l’autorità dello Stato non riesce ad imporsi.
Emblematica la situazione nella Valle della Bekaaa dove, da anni, si sono insediati stabilmente gruppi criminali ( anche italiani) con collegamenti in Sud America, Europa e Australia e dove le attività di produzione e trasformazione di cannabis e oppio si possono svolgere tranquillamente in un ambiente disattento e fortemente condizionato dalla presenza dell’esercito siriano e dei servizi di sicurezza, che sono sostanzialmente permissivi. Al confine siriano, si rileva una intensa attività di contrabbando di droghe, gestita, perlopiù, da gruppi nomadi giordani, insediati nell’area. Il golfo di Aqaba e l’aeroporto internazionale di Amman costituiscono due importanti punti di smistamento delle droghe, mentre le zone desertiche confinanti con Siria, Iraq, Israele e Arabia Saudita rappresentano sicuri itinerari per il trasporto degli stupefacenti ai principali mercati del Medio Oriente (Israele e Arabia Saudita). In quest’ultimo paese il fenomeno dell’abuso di droghe riguarda soprattutto la popolazione giovanile , nonostante una legislazione particolarmente severa (il codice penale islamico prevede la pena di morte per i narcotrafficanti). C’è un discreto consumo di eroina, hashish e captagon nelle aree urbane della costa. L’Arabia Saudita è al centro degli interessi dei narcotrafficanti, per la maggior parte pakistani, sia per l’elevato tenore di vita della popolazione, sia per la sua posizione geografica che agevola lo smistamento dell’eroina verso l’Europa e gli Usa. Mentre lo Yemen ed il Kuwait non rivestono un ruolo particolare nel panorama del narcotraffico internazionale ( nello Yemen è particolarmente diffuso l’uso delle foglie di khat che contengono gli alcaloidi psicoattivi di catina e catinone), in Israele la situazione è ben diversa con un significativo consumo di hashish, marijuana, eroina, Lsd, amfetamine (captagon) e anche cocaina ( nel 2020 nel porto di Villeta in Uruguay ci fu il sequestro di 2,5 tonnellate di cocaina destinate in Israele). Il captagon, nota anche come la “cocaina dei poveri” ( indicata anche come “droga terroristica” perché sarebbe stata usata anche dai miliziani di Hamas) è un’anfetamina di provenienza siriana, diffusa tra i giovani. Il più grande sequestro di captagon a livello mondiale, 84 milioni di pasticche occultate in tre container, avvenne nel luglio 2020, nel porto di Salerno.
Va anche ricordato che Israele, sin dai primi anni Novanta, si è andata affermando come importante base per le operazioni di narcotraffico della mafia russa. Anche nel riciclaggio di denaro il paese è diventato un eccellente “collettore” non solo per interessanti investimenti immobiliari in varie località marine di Tel Aviv e di Haifa, ma anche per successivi trasferimenti di denaro proveniente da Cipro, in Europa e negli Usa.
Nel Golfo Persico si trovano, in posizione strategica dominante, gli Emirati Arabi Uniti. Poco più di 4,5 milioni di abitanti (metà dei quali stranieri), una cinquantina di banche ( molte estere) con una rete di oltre 300 agenzie, cinque scali internazionali fanno di questo paese una attraente testa di ponte per i narcotrafficanti diretti in Nigeria, Europa, Usa e per operazioni di riciclaggio di alto livello. E’ a Dubai che sono stati arrestati Raffaele Imperiale, uno dei latitanti più pericolosi nel panorama del narcotraffico internazionale e Bruno Carbone, broker della droga al servizio della camorra, latitante dal 2003. Il traffico di hashish e di oppio grezzo proviene dal Pakistan e dal confinante Oman in posizione dominante nello stretto di Hormuz. Nonostante un buon controllo marino svolto dalla Guardia Costiera degli Emirati, piccole imbarcazioni, nottetempo, salpano dalla costa del Belucistan e, dopo meno di un’ora, approdano con i loro carichi di droga ( ma anche di oro e di migranti pakistani e srilankesi) sulle sabbiose spiagge omanite.

(© 9Colonne - citare la fonte)