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direttore Paolo Pagliaro

Cosa dobbiamo
a Fortuna (e Zan)

Cosa dobbiamo <br> a Fortuna (e Zan)

di Paolo Pagliaro

Loris Fortuna – avvocato e parlamentare che ha fatto dell’Italia un paese migliore - era nato il 22 gennaio 1924 e dunque oggi avrebbe cent’anni. Per ricordarlo c’è stata una breve cerimonia a Gorizia, davanti al carcere in cui i nazisti lo avevano rinchiuso prima di deportarlo. Nel dopoguerra Loris Fortuna ha legato il suo nome all’affermazione dei diritti civili: dalla legge sul divorzio alla prima proposta di legge per porre un argine allo scandalo degli aborti clandestini., Si batté per limitare la custodia preventiva, per impedire lo sfruttamento della manodopera minorile e femminile, per la tutela delle minoranze linguistiche. Propose la revisione del codice penale militare di pace, l’abrogazione del concordato, il diritto all’eutanasia passiva. Il perimetro del suo impegno politico fu quello che oggi chiamaremmo campo largo: nel Pci fino all’invasione sovietica dell’Ungheria, poi deputato socialista e militante radicale.
Oggi le campagne per i diritti civili non godono di buona stampa. Se ne parla spesso come di questioni marginali, elitarie, diversivi per non occuparsi dei cosiddetti problemi veri. Alessandro Zan – firmatario della legge contro l’omofobia approvata alla Camera e affossata al Senato, membro della segreteria del Pd, - ha scritto per Sperling & Kupfer un libro in cui spiega perché oggi in Italia c’è invece un grande bisogno di queste battaglie. Il titolo – “E noi splendiamo, invece” – è tratto da Pasolini, il testo si occupa della nostra attualità, quella di un paese dove può capitare che due persone dello stesso sesso vengano picchiate perché si tengono mano nella mano. Scrive Zan che ogni violenza è una crepa nel tessuto della società, e a forza di crepe le società cedono.

(© 9Colonne - citare la fonte)