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CLIMA, L’ESPERTO IPCC:
LA FINESTRA E’ STRETTA

CLIMA, L’ESPERTO IPCC: <br> LA FINESTRA E’ STRETTA

Rispettare gli impegni presi nel 2015 con l’Accordo di Parigi, e ribaditi pochi mesi fa alla Cop28, su decarbonizzazione ed emissioni zero, è ancora possibile “ma la finestra che abbiamo a disposizione è sempre più stretta”. Il professor Riccardo Valentini, membro del Comitato strategico CMCC e dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, ha lanciato l’allarme ieri in occasione della presentazione della pdl quadro sul clima in Senato. E a 9colonne ribadisce “che Il problema del tempo è la spada di Damocle che abbiamo sulla nostra testa, perché trent'anni fa – quando l’Ippc, organismo della Nazioni Unite per il monitoraggio dei cambiamenti climatici, è nato, nel 1988 - si potevano fare più cose e arrivare più preparati. È come preparare un esame il giorno prima. Ed è molto complicato anche cambiare la società, i meccanismi delle emissioni di gas serra: siamo sempre con il fiato sul collo”. Quel fiato su collo che l’Ipcc, con gli ultimi rapporti, ha provato a mettere ai decisori politici: “I rapporti ovviamente rispecchiano la forte pressione che c'è nel dover ridurre i problemi nell'affrontare questa questione”. Questione i cui termini, sottolinea il professor Valentini, nel frattempo sono cambiati: “30 anni fa si parlava di riduzione delle emissioni, oggi si parla di neutralità climatica, che è già un'altra cosa: significa emissioni zero al 2050”. O meglio, intorno al 2050, come da definizione (troppo vaga?) dell’ultima Cop28 di Dubai: “Queste conferenze delle parti sono sempre un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, ma è importante andare avanti. Ci sono stati passi interessanti anche nella Cop di Dubai, per cui anche il phase out qualcuno lo voleva più deciso ma c’è comunque un linguaggio molto chiaro in questo percorso”. Continua Valentini: “Ma noi come scienziati possiamo solo dire che ‘tempus fugit’ e oggi non mi pare che però questa sensazione di emergenza sia l'argomento numero uno delle Nazioni Unite e dei governi. Prepariamoci a subire ancora questa crisi climatica sperando che prima o poi riusciremo a fare qualcosa”. Il Mediterraneo è uno degli hotspot più più colpiti, e allo stesso tempo l'Europa tira un po’le fila di questo percorso: che peso specifico ha l'Europa nel resto del mondo? “Il problema è proprio questo, è chiaro che l'Europa non è il grande inquinatore del pianeta: in questo momento abbiamo ancora gli Stati Uniti e la Cina che dominano le emissioni di gas serra, con l’India che sta crescendo sempre di più, e ha a un percorso di industrializzazione molto legata ai combustibili fossili. Quindi in realtà il grande sforzo dovrebbe essere quello di convincere questi paesi che vogliono crescere: legittimo, per carità, ma con le nuove tecnologie e con fonti non fossili. Ad oggi però non sembra che sia così ancora, quindi è una situazione complicata. Io però sono moderatamente ottimista”.

(© 9Colonne - citare la fonte)