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direttore Paolo Pagliaro

Perché parte da Rotterdam
la pasta prodotta in Italia?

Perché parte da Rotterdam <br> la pasta prodotta in Italia?

di Paolo Pagliaro

(3 luglio 2015) Il nuovo ministro dei trasporti Delrio ha presentato le sue ipotesi di riforma dei porti italiani.  Ce n’è urgente bisogno. Ogni anno, in media, l’interscambio commerciale con l’estero nel settore dei trasporti  fa infatti registrare per l’Italia un passivo di  8 miliardi.  Due miliardi è il disavanzo nel settore dei trasporti marittimi, 3 miliardi e 200 milioni quello del trasporto aereo, e 2 miliardi e mezzo il passivo nel settore dei trasporti su strada.


In tutti questi settori c’è stato un processo di concentrazione del mercato nelle mani di grandi operatori quasi tutti stranieri. Col risultato, tra l’altro, che a fronte di aumenti medi molto alti del traffico marino mondiale, le tratte mediterranee non ne hanno beneficiato. Succede dunque che per le inefficienze del nostro sistema logistico la pasta prodotta in Italia sia esportata attraverso Rotterdam o Amburgo, anziché tramite un porto italiano.


D’altra parte i nostri porti sono mal collegati con strade e treni, e la struttura frammentata delle nostre imprese di autotrasporto fa sì che vengano surclassate da olandesi e tedeschi per la maggior efficienza e da romeni e polacchi per i minori costi del lavoro.
Un sistema logistico nazionale tale che le navi provenienti dall’Asia via canale di Suez preferiscono fare migliaia di chilometri di mare in più per andare a Rotterdam anziché a Genova o Gioia Tauro, ha bisogno di riforme urgenti e ben fatte. Con quasi due milioni di occupati nel settore,  gli effetti occupazionali di un recupero di efficienza sarebbero significativi. Si stima che potrebbero esserci  100 mila nuovi occupati nel decennio. Senza contare gli effetti positivi sulla competitività dell’industria.

 

 

(© 9Colonne - citare la fonte)