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direttore Paolo Pagliaro

LA SCOZIA RESTA IN GB
SOLLIEVO PER LA UE

LA SCOZIA RESTA IN GB <BR> SOLLIEVO PER LA UE

Le reazioni assomigliano a quelle dopo un pericolo scampato, non solo per la Gran Bretagna, ma per gli equilibri di tutto il Vecchio Continente. Gli scozzesi si sono espressi nel referendum tanto atteso (e temuto) e hanno detto “no” alla secessione. Con un’affluenza record (84,59%), i voti contrari sono stati il 55,30%, mentre quelli favorevoli il 44,70%. Una consultazione che ha visto orientamenti molto differenti a seconda delle città: se a Glasgow, infatti, ha soffiato con forza il vento dell’indipendentismo (nella prima città della Scozia i “sì” hanno raggiunto il 53%), Edimburgo si è invece dimostrata una roccaforte degli unionisti con i “no” al 61,1%. Mentre la regina Elisabetta II non ha ancora rilasciato dichiarazioni dalla residenza scozzese di Balmoral, il primo ministro britannico David Cameron si è prontamente congratulato via Twitter con Alistair Darling, che ha guidato la campagna per il “no” al referendum “Better Together”, definendola “ben combattuta”, poi ha sottolineato che è “tempo per il nostro Regno Unito di andare avanti” e che “la questione ora è stata risolta per una generazione o, come ha detto Salmond (il ‘first minister’ scozzese, ndr) per una vita”. Il Regno Unito resterà così tale e quale a come si era formato oltre trecento anni fa? Non proprio. Cameron, infatti, assicura che saranno mantenute (con una bozza di legge entro gennaio) le promesse per dare più poteri “sulla gestione dei loro affari” alle quattro nazioni che costituiscono il Regno Unito, non solo quindi la Scozia ma anche Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord.

 


SALMOND SI DIMETTE -
Salmond, però, che in un primo momento aveva invitato ad accettare “democraticamente la sconfitta”, sottolineando come “questa partecipazione ha costituito un trionfo”, successivamente ha annunciato le proprie dimissioni da first minister e da leader del partito nazionalista scozzese (che formalizzerà a novembre) perché “oggi Cameron si è rifiutato di impegnarsi per una seconda lettura a Westminster di una legge per maggiori poteri alla Scozia entro il 27 marzo 2015. Una promessa – spiega in una conferenza stampa - fatta da Gordon Brown nella campagna referendaria”. Fuori dai confini del Regno Unito il risultato viene accolto con evidente soddisfazione anche dall’Unione europea: secondo il presidente uscente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, infatti, quello espresso dagli scozzesi rappresenta anche un voto per un’Europa “unita, aperta e più forte”, mentre il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz ha manifestato “sollievo” per la vittoria dei “no”. Soddisfazione anche da parte del nostro esecutivo: “Il governo italiano – si legge in un messaggio inviato dal premier Matteo Renzi a Cameron -, anche nella veste di presidente di turno dell’Unione Europea, si rallegra del risultato del voto democraticamente espresso dal popolo scozzese. L’Unione Europea trarrà sicuro giovamento da un rinnovato impegno del Regno Unito a rafforzare la nostra azione comune per dare risposte concrete alle giuste richieste dei nostri cittadini di sviluppo economico e capacità di affrontare le tante sfide internazionali”. Commenti positivi anche dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen: “Rispetto pienamente la scelta che il popolo scozzese ha fatto con il referendum. Accolgo con favore la dichiarazione del primo ministro Cameron che il Regno Unito andrà avanti come un paese unito. Il Regno Unito è un membro fondatore della Nato e sono fiducioso che continuerà a svolgere un ruolo di primo piano per mantenere la nostra forte alleanza”.Gli Stati Uniti “danno il benvenuto al risultato del referendum di ieri sull’indipendenza della Scozia e si congratulano con il popolo scozzese per il loro pieno ed energico esercizio di democrazia” afferma invece il presidente americano Barack Obama in una nota diffusa dalla Casa Bianca.

 


SALVINI: “ESEMPIO DI DEMOCRAZIA” -
Esprimono soddisfazione per l’alto livello di partecipazione ma non per l’esito del voto i “separatisti” di ogni latitudine che si aspettavano una spinta in più dal voto scozzese, dalla Catalogna a quelli di casa nostra. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini scrive su Facebook: “Grazie Scozia! Uno splendido esempio di democrazia, di partecipazione, di orgoglio. Anche se stavolta hanno vinto i ‘no’, da oggi in Europa e in Italia niente sarà più come prima. E comunque, grazie al referendum, da oggi gli Scozzesi avranno forza, poteri e denaro in più. Lontani da Bruxelles, vicini alla nostra gente”. Secondo l’europarlamentare del Carroccio Mario Borghezio “la sconfitta del sì è l’evidente risultato dell’enorme pressione esercitata da tutti i poteri forti economico-finanziari e politici, che vedono come il fumo negli occhi l’indipendenza e l’autodeterminazione dei popoli”. “Una battaglia perduta con onore. Meglio un giorno da Braveheart che cent’anni da servi delle banche!”. Oggi, però, come quel 23 agosto del 1305 in cui William Wallace fu giustiziato dagli inglesi, non è il giorno giusto. (Red - 19 set)

 

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