Le crisi finanziarie, spiegava negli anni 30 lord Keynes, servono a separare il denaro dagli stupidi. Da oggi possiamo dire che servono anche a punire gli arroganti. Il gioco scatenatosi attorno ai titoli della oscura e insignificante società di gaming GameStop lo sta dimostrando. Mentre grandi hedge Fund, apparecchiavano la tavola per speculare sulla crisi di quella società, investendo al ribasso, un manipolo di investitori, alleatosi con alcune piattaforme , fra cui l’emblematica RobinHood, ha deciso di rovesciare quella tavola e punire gli insaziabili. In pochi giorni migliaia di risparmiatori si sono racco0lti attorno alla parola d’ordine “G” ( allacciate le cinture e conquistatevi il vostro yacht). La molla sembra , insieme ad una esplicita voglia di guadagno, il gusto di nani che vedono alla loro portata la possibilità di sfidare i giganti. In 15 giorni il titolo GameStop aumenta del 1.800 %. Un exploit che non conosce precedenti nella storia delle borse mondiali. Ovviamente il titolo come sale così precipita in poche ore, ma poi viene subito rilanciato dalla massa dei cosiddetti “Dump Money”(soldi stupidi) come i professionisti di Wall Street chiamano con disprezzo i dilettanti che si improvvisano operatori. Ma questa volta capire dove stia davvero la professionalità non è facile,. I grandi fondi che fanno da sempre il bello e cattivo tempo, sono l’elites, ma anche dietro quell’esercito di apparenti straccioni finanziari raccoltisi attorno a Reddit e a RobinHood vi sono grandi teste finanziarie che hanno subodorato l’opportunità di guadagni stratosferici. Qualcuno azzarda un parallelo fra questa folla raccogliticcia di individui avidi ma indipendenti, e la masnada che diede l’assalto al campidoglio il 6 gennaio. Un parallelo che trova qualche punto plausibile di relazione : un caleidoscopio di piccoli consulenti, commercialisti, ma anche bottegai e allevatori, insieme a pazienti e autodidatti operatori che hanno risposto all’appello da Singapore o Mumbai. Una massa informa e differenziata, tipica della rete, dove ad unire , inizialmente, è proprio l’alternativa ai grandi, diciamo l’ennesima disintermediazione. Non a caso come numi tutelari della mobilitazione si sono proposti da una parte Elon Musk, il miliardario anti sistema che vuole conquistare l’accesso al cervello umano, e la pasionaria della sinistra democratica di New York Alexandra Ocasio-Cortez. In mezzo il popolo social, che diventa popolo proprio perché scopre la potenza della connettività, e prende parola perché può farlo. Se posso organizzarmi mi organizzo, se posso oppormi mi oppongo, se posso decidere decido. Questo escalation che , come ci spiega Moises Naim, l’ex direttore di Foreign Policy, sta facendo venire il mal di testa al potere politico, ad ogni latitudine, ora attacca il santuario di Wall Street , facendo tremare chi giocava con il populismo per de legittimare la politica e ora si trova accerchiato dai populisti finanziari. La tenaglia fra bitcoin, la moneta virtuale che ha conquistato i mercati più rischiosi, e l’auto-organizzazione del risparmio sta aprendo una nuova pagina in cui i social diventano sempre più parte ineliminabile di quel gioco del potere in cui incredibilmente piccolo torna ad essere bello
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