Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

'Gli italiani in Svizzera, prima precari e poi inseriti'

'Gli italiani in Svizzera, prima precari e poi inseriti'

Il Centro studi e ricerche Idos, affidando l’incarico al suo presidente onorario Franco Pittau, da due anni sta pubblicando sulla rivista “Dialoghi Mediterranei” ricerche dedicate ai Paesi che hanno costituito il maggiore sbocco dell’emigrazione italiana. Questo impegno completa quello, a carattere più generale, realizzato nel 2020 da Idos con la monografia “Gli italiani all’estero: collettività storiche e nuove mobilità”.

In questi saggi, premessa una sintesi storico-statistica sui flussi iniziati dopo l’unità d’Italia fino ai nostri giorni, si cerca di porre in evidenza le dinamiche del processo d’integrazione, la situazione attuale delle collettività e le future prospettive, con l’intento di capire cosa è effettivamente l’italianità all’estero e quali siano i legami tra l’Italia, i suoi emigrati e i loro discendenti.

L’ultima ricerca della serie reca il titolo Gli italiani in Svizzera, prima precari e poi inseriti: riflessioni sul passato e sulle prospettive. Lo hanno firmato, con Franco Pittau, Giuseppe Bea, già responsabile degli uffici all’estero del Patronato della CNA, e la ricercatrice Alessia Montuori, attualmente operatrice sociale in Svizzera e già segretaria dell’Associazione “Senza Confine”, mentre delle conclusioni si è fatto carico Michele Schiavone, che, oltre a essere da tempo residente in Svizzera, è segretario del Consiglio generale degli italiani all’estero.

Lo studio sarà pubblicato online il 1° novembre ma, per gentile concessione della redazione della rivista Dialoghi Mediterranei, ne è stata anticipata la diffusione alla stampa in previsione della sessione europea del CGIE, che si aprirà a Basilea il 28 ottobre.

"Il fatto che la sessione del CGIE si svolga in una città svizzera, con la partecipazione di autorevoli decisori pubblici di entrambi i Paesi, induce a sperare sia in un maggiore apprezzamento del ruolo dei migranti, da umili lavoratori nell’immediato dopoguerra e poi efficaci costruttori di un’Europa più unita, sia in uno scambio sempre più stretto tra Italia e Svizzera, accomunate anche dal fatto di essere oggi entrambe Paesi di immigrazione. Il passato, sul quale non si può più intervenire, va comunque ricordato affinché non si ripetano, sotto nuove forme, errori commessi a danno dei migranti" si legge in una nota. (red - 25 ott)

(© 9Colonne - citare la fonte)