L’annuncio ufficiale verrà dato nelle prossime ore, ma l’entusiasmo della presidenza britannica della COP26 a Glasgow, in Scozia, è già divenuto pubblico nella notte: “Questo è il più grande passo avanti nella protezione delle foreste del mondo in una generazione” è infatti registrato dai giornalisti in seguito al raggiungimento di un accordo “storico” degli oltre 100 leader riuniti nel summit per porre fine e “invertire la rotta” rispetto alla deforestazione e al degrado del suolo entro il 2030. Tra i paesi coinvolti figurano Canada, Russia, Brasile, Colombia, (che ospita il 60% della foresta pluviale amazzonica) nonché la Repubblica Democratica del Congo, ovvero quei territori che, da soli, ospitano l'85% delle foreste mondiali, pari a un'area di oltre 13 milioni di chilometri quadrati. Da sottolineare però anche il sì di nazioni con un immenso patrimonio verde quali Stati Uniti, Cina, Colombia e Indonesia. E, ancora, Turchia, Sri Lanka, Giappone, Stati africani, paesi dell'Ue e Oceania.

Un videomessaggio del presidente russo Vladimir Putin, non presente al vertice così come accaduto per il G20, sarà trasmesso in concomitanza con l’annuncio ufficiale dell’accordo.

Per questo progetto di difesa del verde planetario saranno impegnati 8,75 miliardi di sterline (circa 10,30 miliardi di euro) di fondi pubblici. Saranno inoltre mobilitati 5,3 miliardi di sterline di investimenti privati, di cui un miliardo sarà dedicato alla protezione del bacino del Congo, che ospita la seconda foresta tropicale più grande del mondo.

“Con questo accordo senza precedenti, avremo la possibilità di porre fine alla lunga storia dell'umanità caratterizzata dalla predazione della natura, per diventarne custodi”, ha affermato il capo del governo britannico Boris Johnson, che ha ricordato la funzione delle foreste quali “polmoni” del pianeta, in grado di assorbire circa un terzo della CO2 emessa ogni anno dalla combustione di combustibili fossili. (2 NOV - deg)