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Ferrario (Greenpeace): transizione puo’ aiutare salute, ambiente e agricoltori

Roma, 23 feb - “Se non affrontiamo subito questo percorso di transizione, andiamo a perderci da tutti i punti di vista, dal punto di vista della salute, dal punto di vista dell'ambiente ma anche dal punto di vista economico sul comparto agricolo che al momento è stritolato in una morsa dove viene costretto a produrre sempre maggiori quantitativi, ma senza venire remunerato. E quindi è una spirale che va a morire su se stessa. Con questo percorso vogliamo andare a creare una modifica proprio anche dal punto di vista produttivo, per dare anche la possibilità alle nostre aziende agricole, a cominciare dalle più piccole e dalle più virtuose, di avere un futuro”. Così Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura di Greenpeace, a margine della presentazione di una proposta di legge scritta insieme ad altre associazioni ambientaliste e animaliste (WWF, Isde Medici per l’Ambiente, Lipu, Terra), e presentata ieri alla Camera insieme all’Intergruppo parlamentare sulla salute degli animali, per superare il modello degli allevamenti intensivi. “Ricordiamo i dati di Eurostat: in poco più di 10 anni abbiamo perso qualcosa come 320mila aziende agricole, principalmente piccole, perché questo è un modello che sussidia i sistemi grandi e intensivi e lascia fuori e mette da parte invece le eccellenze, piccole, che invece è quello che porta il nostro made in Italy anche a essere conosciuta e apprezzata”. La proposta dell’associazioni mira ad arrivare anche a una differenziazione, una modifica delle modalità di sussidio, proprio per incentivare anche le piccole imprese. "Adesso l'80% dei sussidi va semplicemente al 20% dei beneficiari, che sono tutti più grandi e intensivi. Noi dobbiamo completamente stravolgere questo modello, quindi andare ad aiutare, finanziare e incoraggiare le piccole realtà che sono in grado di fare un'agricoltura semplicemente più sostenibile rispetto ai modelli intensivi che stanno depauperando risorse, avendo impatti anche artisti ambientali e sanitarie, dove vengono effettuate e lasciando gli stessi attori spesso incatenati in questo modello che non gli permette di fare altro”. Gli allevamenti intensivi si legano in qualche modo anche all’inquinamento che ha colpito, soprattutto in questi giorni, la Pianura Padana: Se andiamo a vedere le polveri sottili, prtroppo la la correlazione è chiara – afferma Ferrario - Nel senso che i dati di Ispra ci dicono che l'ammoniaca, che arriva, dal modello degli elementi intensivi, in Italia è la seconda causa di formazione di particolato fine, di PM 2.5, e in Italia ogni anno abbiamo quasi 50mila morti premature per questo. Andare a intervenire su questo settore, che vuol dire nella pratica ridurre il numero degli animali allevati, implica avere conseguenze dirette e benefici per la salute”. Su cosa hanno ragione gli agricoltori, gli allevatori nelle loro proteste, su cosa meno? “Hanno ragione sul fatto che il loro lavoro non viene remunerato equamente, che il sistema di sussidi è assolutamente iniquo e che serve un piano di transizione a 360 ° e quindi che abbia un supporto economico finanziario importante, ma che ci siano anche delle politiche chiare e un aiuto dal punto di vista tecnico e professionale per aiutare questa transizione”.

(SST - PO / Sis)

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