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NAVALNY, INVENTORE
NOVICHOK: PUTIN KILLER

Putin “è un killer. Stando alla sua logica, ha voluto portare a termine il lavoro che si era prefissato. Il precedente tentativo di avvelenare Navalny nel 2020 non aveva avuto l’effetto desiderato. E non si poteva lasciare incompiuto un altro omicidio col Novichok, su cui era stato investito tanto tempo e denaro. Ma quando Navalny è stato trasferito nella colonia penale oltre il Circolo Polare Artico ed è stato isolato dal mondo, hanno potuto usarlo come una cavia da laboratorio. Su di lui hanno potuto sperimentare qualsiasi cosa: da piccole dosi a una dose letale. Per evitare futuri imbarazzanti errori”. Lo afferma in una intervista a Repubblica l’88enne scienziato Vil Mirzajanov, ex componente dell’Istituto statale di ricerca di chimica organica e tecnologica (GosNIIOKhT) di Mosca, amministrato dall’esercito e dal Kgb, il quale rivelò il programma sovietico per lo sviluppo di armi chimiche, tra cui l’agente nervino letale Novichok, “Novellino” in russo, che ridusse Navalny in coma nel 2020 e che, secondo vedova e collaboratori, potrebbe averne causato la morte il 16 febbraio. “Quello che penso è che abbiano fatto degli esperimenti sulla pelle di Navalny, somministrandogli prima piccole e grandi dosi di Novichok e poi tempestivamente l’antidoto. Hanno lasciato che si riprendesse per poi aumentare il dosaggio fino a usare una concentrazione letale per punirlo e soprattutto per dimostrare che il Novichok funziona”. (4 mar - red)

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