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GAZA, RAFFICA
DIMISSIONI NELL'IDF

 GAZA, RAFFICA <br> DIMISSIONI NELL'IDF

Un piccolo terremoto all'interno dell'esercito israeliano, almeno nel settore che si occupa di comunicazione: Daniel Hagari, portavoce dell'Idf, ha rassegnato le dimissioni, e con lui diversi altri funzionari dell'unità di informazione delle forze armate israeliane. Secondo quanto riporta Channel 14, emittente televisiva israeliana, il passo indietro di Hagari sarebbe arrivato per ''questioni professionali e personali''. In un post di qualche ora fa su X, il portavoce informava che "il capo di Stato maggiore, il Rabbino dello Shin Bet e il Commissario hanno effettuato ieri sera (domenica) una valutazione congiunta della situazione in vista del Ramadan al fine di rafforzare il coordinamento tra gli organismi e la prontezza operativa per tutti gli scenari, insieme alla volontà di consentire la libertà di culto agli arabi israeliani ed ebrei con restrizioni di sicurezza e protezione". Intanto, secondo quanto riporta Sky News Arabiya, il presidente Usa Joe Biden si sarebbe rifiutato di parlare al telefono con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, a causa del'attacco ai palestinesi in fila per gli aiuti umanitari a nord di Gaza, che ha causato oltre 100 vittime palestinesi. Vittime salite a 30.534 dall'inizio dell'offensiva israeliana dal 7 ottobre, secondo i dati riferiti dal ministero dal ministero della Sanità di Gaza. Sempre secondo Sky News Arabiya, Biden avrebbe iniziato a esercitare forti pressioni su tutte le parti affinché raggiungano un accordo di tregua a Gaza prima del mese di Ramadan, che prenderà il via l'11 marzo. "È imperativo espandere il flusso di aiuti a Gaza per alleviare la terribile situazione umanitaria. Le persone hanno urgentemente bisogno di più cibo, acqua e altra assistenza - scrive su X il segretario di Stato Usa, Antony Blinken - Ecco perché gli Stati Uniti stanno lavorando per ottenere maggiori aiuti attraverso ogni canale disponibile, compresi i lanci aerei". Ieri, intanto, una delegazione del Partito dei Conservatori europei (Ecr) si è recata ieri a Tel Aviv, rispondendo all'invito di Gila Gamliel, ministro dell'Intelligence e componente dell'ufficio di presidenza di Ecr Party in rappresentanza del Likud, partito conservatore al governo nel Paese. La delegazione era composta dal vicepresidente del Parlamento Europeo, Roberts Zile, dai vicepresidenti del Partito dei Conservatori europei, Jorge Buxadé e Radoslaw Fogiel, e dal segretario generale dell'Ecr Party e deputato di Fratelli d'Italia, Antonio Giordano. Dopo la mattinata trascorsa a visitare i luoghi simbolo della strage del 7 ottobre, la delegazione ha avuto diversi incontri politici. “Stamattina abbiamo ascoltato Sahar Al-Jobury, portavoce dell'Unrwa, e Richard Brennan, dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Ci hanno comunicato dei dati drammatici: secondo l'Unicef, ci sono già dieci bambini morti per disidratazione. La malnutrizione ha raggiunto percentuali drammatiche: il 15,6% dei bambini è in malnutrizione. Prima del 7 ottobre era l'1%. Tutto ciò è una catastrofe umanitaria. 1.500 convogli sono bloccati al valico di Rafah. Quello che dobbiamo chiedere con urgenza è un cessate il fuoco immediato e il ripristino dei fondi per l' UNRWA, elemento insostituibile per l’assistenza umanitaria del popolo palestinese”: così, in un video dall’Egitto, il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, che fa parte della delegazione di parlamentari italiani a Rafah. (Roc)

Foto di: Jolanda Flubacher  

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