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STOLTENBERG: KIEV
PIU’ VICINA ALLA NATO

STOLTENBERG: KIEV <br> PIU’ VICINA ALLA NATO

La bandiera svedese è stata issata questa mattina per la prima volta di fianco agli altri vessilli delle nazioni che compongono la Nato all’esterno del quartier generale dell’alleanza atlantica a Bruxellese. Una cerimonia che ha suggellato l’ingresso del paese scandinavo quale trentaduesimo membro dell’alleanza, avvenuto ufficialmente la scorsa settimana, segnando in questo modo la fine di oltre 200 anni di neutralità. Alla cerimonia ufficiale dell'alzabandiera, tenutasi sotto una pioggia battente, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg (nella foto) ha parlato in svedese: “A tutti gli svedesi do il benvenuto nella Nato” ha detto, sottolineando che l’adesione di Stoccolma alla Nato dimostra che “la porta della Nato è aperta”. In tal senso, ha quindi aggiunto parlando in seguito con i giornalisti, che anche l’Ucraina è adesso “più vicina che mai” all’adesione. Stoltenberg ha quindi, pur senza citarlo, di fatto risposto alle parole del Papa in merito alla necessità che Kiev “trovi il coraggio di alzare bandiera bianca” affermando che per il paese invaso “la resa non sarebbe pace” e ricordando che “solo il presidente russo ha il potere di porre fine alla guerra”.

“Quando il presidente Putin ha lanciato la sua invasione su vasta scala due anni fa – ha detto Stoltenberg – mirava a indebolire la Nato aumentando il controllo sui suoi vicini. Voleva distruggere l'Ucraina come stato sovrano, ma ha fallito”, in quanto adesso “la Nato è più grande e più forte”. Inoltre, “L’Ucraina diventerà un alleato della Nato. La domanda non è se ma quando. L’Ucraina è ora più vicina che mai all’adesione alla Nato”. Al contrario di Stoltenberg, nella serata di ieri ha invece espressamente citato il Papa il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, criticando aspramente la presa di posizione del pontefice. “Non capisco – ha detto Baerbock in un talk show sull'emittente pubblica ARD –. Penso che alcune cose si possano giudicare solo se le vedi con i tuoi occhi”. E, ricordando di essere stata diverse volte nel paese in guerra, si è chiesta “dov’era il Papa? Il pontefice deve sapere queste cose”. Dunque, a suo dire, se l'Ucraina e i suoi alleati “non mostrano forza adesso, non ci sarà pace”.

Dello stesso parere in capo della diplomazia europea, Josep Borrell, che poco fa è tornato a chiedere all’Europa di potenziare la propria industria della difesa per ricostituire le scorte di armi in esaurimento inviate all’Ucraina. “Dobbiamo rafforzare la nostra base industriale e tecnologica della difesa – ha detto Borrell –. Prima della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina questo non era chiaro a nessuno”, ma ora è diventata “un’evidenza”. Il potenziamento dell’industria della difesa “È un prerequisito se vogliamo essere in grado di rafforzare la nostra capacità di difesa in un contesto geopolitico teso”. Borrell ha osservato che, dopo due anni di guerra ad alta intensità in cui all’Ucraina sono state fornite armi dagli alleati dell’UE, soprattutto a scapito dalle scorte esistenti, “queste riserve sono ora esaurite e il conflitto si è evoluto da una guerra di scorte a una guerra di produzione”.

Foto: credit European Parliament

(11 mar - deg)

(© 9Colonne - citare la fonte)