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direttore Paolo Pagliaro

PREMIERATO, SCINTILLE
TRA BALBONI E 5 STELLE

PREMIERATO, SCINTILLE <br> TRA BALBONI E 5 STELLE

Ferma la Commissione Affari Costituzionali del Senato, è il convegno Obiettivo Premierato organizzato da Fratelli d’Italia sempre a Palazzo Madama a smuovere il dibattito sulla riforma costituzionale. E a creare anche un botta e risposta tra il presidente della Commissione Alberto Balboni, e il Movimento 5 Stelle. Balboni, nel corso del suo intervento, aveva criticato l’atteggiamento assunto col tempo dai pentastellati in commissione: “Il Movimento 5 Stelle in commissione era partito bene, presentando 20 emendamenti soltanto, manifestando l’intenzione di un confronto di merito – ha detto - Poi si è fatto trascinare dalla foga ostruzionistica di Pd e AVS, dell’ex campo largo oggi più campo di macerie…”. Non solo: a chi gli ricordava che M5S nasce come movimento per la democrazia diretta e che ora è contrario all’elezione diretta del premier, Balboni risponde: “Se dovessimo prendere sul serio un partito nato da un comico…”.  A rispondergli è Alessandra Maiorino, capogruppo M5S in Commissione: “Il presidente Balboni sbaglia bersaglio e nel fare confusione, minaccia anche le prerogative dei gruppi di opposizione. Il governo sta smantellando gli equilibri costituzionali tra i poteri dello Stato, una serissima e approfondita discussione parlamentare è il minimo che si possa fare. Speriamo che si sia solo espresso male, per la comprensibile stanchezza dei ritmi a cui ci costringe per compiacere la sua premier Meloni”.

Mentre è ancora vivo il dibattuto sul chi viene prima, la riforma costituzionale o la legge elettorale, con Tommaso Foti che scandisce che “non si è mai visto fare una legge elettorale senza sapere prima quale è la norma costituzionale che regge quel sistema. È ovvio che un minuto dopo bisognerà pensare alla legge elettorale, ma è evidente che è una variabile della norma primaria”, l’altro tema toccato al convegno è quello del referendum confermativo, obbligatorio in caso di approvazione della riforma senza una maggioranza dei due terzi e quasi inevitabile vista l’attuale polarizzazione maggioranza-opposizione sul ddl Casellati: il ministro Luca Ciriani non è preoccupato, ma in ogni caso non lega le sorti della riforma a quelle del governo come fece Renzi l’ultima volta: “Che si faccia il referendum, secondo me si dovrebbe fare comunque perché è giusto che gli italiani si esprimano. Io non lo temo, ma il governo è al riparo di qualsiasi risultato. Sono convinto che vinceremo ma non lo abbiamo mai personalizzato, stiamo solo offrendo agli italiani un sistema più moderno”. Dello stesso tono il parere del presidente del Senato Ignazio La Russa, secondo lui “il parere dei cittadini sarà ancora più importante di quelle delle Camere”.

(Sis)

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