di Paolo Pagliaro
Alla fine, il libro più importante prodotto finora dai pensatori di destra durante l’evo di Giorgia Meloni è “Il mondo al contrario” del generale Roberto Vannacci. Un po’ poco per chi si attendeva un cambio di paradigma, e l’avvento di una nuova cultura alternativa a quella della sinistra. Alberto Mattioli, osservatore non prevenuto dei costumi nazionali, affida la propria delusione a un pamphlet che Chiarelettere pubblica con il titolo “ Destra maldestra” . Per dire che in questo annetto ormai abbondante di Meloni c’è stato un vorticoso giro di poltrone senza una sola idea di politica culturale.
Scrive Mattioli che una vera destra «conservatrice» dovrebbe sforzarsi di conservare quel poco di buono che in questo paese c’è. Un certo decoro dei comportamenti pubblici, per esempio, per cui una pregiudicata non resta in parlamento e interviene e moraleggia e vicepresiede commissioni, o un deputato che gira armato e spara a una festa di Capodanno si dimette senza neanche stare a pensarci.
Conservare quel poco che c’è di buono vorrebbe dire mettere alla guida dei musei degli storici dell’arte con i loro bravi titoli accademici. Vorrebbe dire difendere il liceo classico dalle smanie pedagogiche di chi sta distruggendo la più bella scuola del mondo per sostituirlo con il liceo del made in Italy,. Vorrebbe dire pensare a teatri e musei, archivi e biblioteche come qualcosa di prezioso e fondamentale, e spendere non per creare consenso ma per creare futuro. E invece è successo che l’amichettismo di sinistra sia stato sostituito dall’amichettismo di destra e lì ci si è fermati