Il sequestro, due settimane fa, da parte di una nave della Marina militare inglese, di circa due tonnellate di cocaina trasportata da un semi-sommergibile nel mar dei Caraibi, a sud della Repubblica Dominicana, è la conferma di come per il movimento di grossi quantitativi di droga si continui a privilegiare l’utilizzo di questi natanti, tutti di fabbricazione colombiana. Delusione anche da parte degli esperti antidroga americani convinti che gli aumentati controlli navali nel Pacifico avessero portato all’annullamento della rotta marina privilegiata da anni dai narcos quella, cioè, compresa tra l’Isola di Malpelo e le Galapagos, sempre, comunque, in direzione nord-ovest.
Con l’evoluzione delle tecniche di costruzione i narcotrafficanti hanno ampliato il loro commercio spedendo droga non più soltanto verso gli Usa ma anche verso l’Europa come confermato dal rinvenimento, nel marzo 2023, di un sommergibile scoperto per caso dalla polizia spagnola, affondato, al largo della costa nord occidentale della Galizia ( il primo narco-sommergibile in UE era stato sequestrato nel 2019). Non mi stupirei se qualche natante del genere, superando lo Stretto di Gibilterra, abbia trasportato cocaina anche nel nostro paese verso le coste sarde, siciliane, calabresi, avvalendosi della stretta collaborazione esistente da anni con le mafie, in particolare con quella calabrese. L
’ingegnosità criminale è forte anche in Italia dove, a Torino, nel maggio scorso, è stata individuata una banda di italiani e albanesi che avevano progettato e collaudato un minisommergibile pilotabile da remoto per la consegna di cocaina. Sono trascorsi trent’anni dal rinvenimento del primo minisommergibile in una piccola insenatura della costa di Santa Marta (Colombia) che poteva trasportare un centinaio di chilogrammi di cocaina,viaggiando a pelo d’acqua a non più di otto nodi costeggiando Panama, Costa Rica, Nicaragua fino a destinazione lungo le coste messicane o in alto mare per successivi trasbordi; i natanti successivi sono stati decisamente più sofisticati e ben costruiti ( utilizzando strutture in acciaio, legno e vetroresina) dotati di periscopi per la navigazione sotto il livello del mare, di adeguate attrezzature motoristiche, di navigazione in sicurezza con un sistema Gps e una radio e di comfort interno per i membri dell’equipaggio costituito, di norma, da esperti pescatori in grado di navigare in prevalenza di notte e abituati anche a lunghe permanenze in mare. La colorazione dei sommergibili (la DEA li indica come “Self Propelled Semi Submersibles” S.P.S.S.), è grigia o blu scuro per rendere difficoltosa l’individuazione già resa difficile per i sistemi radar sonar in relazione ai materiali di costruzione utilizzati.
Il viaggio, che può durare anche un paio di settimane, prevede spesso l’accompagnamento da parte di un’imbarcazione di supporto che ha il compito di allertare l’equipaggio del sommergibile in caso di avvistamento di guardacoste delle forze di polizia. Nella eventualità di pericoli, il sottomarino può essere rapidamente affondato grazie a valvole opportunamente collocate all’interno dello scafo (e la presenza di cocaina negli squali rilevata da un recente campionamento al largo delle coste brasiliane da alcuni biologi marini, dovrebbe far riflettere). Aspettiamoci sorprese anche dalle nostre parti perché la genialità criminale dei narcos colombiani è sempre sorprendente.