di Paolo Pagliaro
L’anno scorso l’Inps ha incassato 536 miliardi e ne ha spesi 524 per garantire oltre alle pensioni circa 400 diverse prestazioni, dalle cassa integrazione ai bonus per l’asilo nido. Il tutto a favore di 52 milioni di italiani. Poiché i giovani diminuiscono e i pensionati aumentano, per la sopravvivenza dello Stato sociale è essenziale che l’Inps faccia bene i conti e venga ben governata, compito che ora spetta ai nuovi amministratori e in particolare al presidente Gabriele Fava, il quale oggi ha tenuto davanti al capo dello Stato la sua prima relazione annuale. E’ stata l’occasione per segnalare alcuni mutamenti significativi nel mercato del lavoro , a cominciare dall’aumento dei lavoratori dipendenti e dal progressivo ridimensionamento del lavoro autonomo: continua a calare il numero dei commercianti degli agricoltori e soprattutto degli artigiani, segno quest’ultimo che il Paese sta perdendo competenze e professionalità nel settore che più ha contribuito alla creazione del Made in Italy.
Snodo centrale di un sistema articolato di prestazioni e servizi sociali, l’Inps del nuovo corso avrà un occhio di riguardo per i datori di lavoro, quel milione e ottocentomila imprese che con i loro dipendenti consentono al sistema di funzionare. L’anno scorso le agevolazioni contributive in cambio di occupazione hanno raggiunto quota 32 miliardi, per il futuro ci si propone di garantire la regolarità dei versamenti con la prevenzione, dunque segnalando le eventuali anomalie in anticipo, prima che scatti la tagliola del temutissimo Durc.
Fava ha infine fatto notare che per avere un sistema previdenziale solido, sarebbe necessario offrire ai giovani opportunità di lavoro regolare. L’Inps dà il buon esempio e da qui a dicembre ne assume 2500.