Una lunga spiegazione viene fornita dai quotidiani sulla sconfitta di Luna Rossa alla Luis Vuitton Cup: non manca il riconoscimento di errori, certamente, in particolare la scelta del fiocco, cioè la vela di prua, in occasione di una regata, né la segnalazione di fragilità dell’imbarcazione, ma prevalgono nettamente complotti “viene da chiedersi chi abbia dato previsioni meteo non corrette al team di Luna Rossa”, sotterfugi “Dylan è 20 kg più leggero di Giles, e su scafi così tirati questo conta”, detto con riferimento alla sostituzione di un membro dell’equipaggio vincente, fino ad una vera e propria tesi di laurea, diremmo sperimentale, in psicologia dello sport: “INEOS (appunto il vincitore) era più difficile e questo ha dato all’equipaggio una motivazione in più”. Forse sarebbero state necessarie meno parole, ora, per spiegare la sconfitta se meno ne fossero state spese prima per anticipare la vittoria, in un crescendo di entusiasmo culminato lo scorso 3 settembre quando durante la regata un fulmine caduto vicino all’imbarcazione nostrana si trasformava nel seguente titolo ANSA: “Luna Rossa ha schivato per un soffio un fulmine”. Almeno potevano spiegarci se un simile prodigio il natante l’aveva compiuto… frenando di colpo o sterzando all’ultimo momento. Comunque, merita ricordare la semplicità racchiusa nell’aneddoto raccontato da Felice Gimondi a Pier Augusto Stagi e relativo alla prima sconfitta da lui subita ad opera di Eddie Merckx, alla cronometro del Giro di Catalogna del ’68: “due anni ci impiegai a farmene una ragione” spiegò il campione italiano “poi compresi perché aveva vinto lui: era il più forte”. Armiamoci di pazienza, mancano un anno e undici mesi.
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