di Paolo Pagliaro
La notizia è che nel mondo gli italiani sono i meno inclini a battersi nel caso in cui il loro paese venga coinvolto in una guerra. Lo ha accertato un sondaggio internazionale della Gallup. Interrogati sulla loro volontà di combattere per la difesa della patria, il 78% degli italiani ha risposto di non essere disponibile. Renitenti alla leva – ma in percentuale molto più ridotta, – sono anche austriaci, tedeschi, nigeriani e spagnoli. Si dicono invece pronti a impugnare le armi la quasi totalità degli armeni, e poi tra l’80 e il 94% di chi vive in Arabia Saudita, Azerbaijan, Pakistan e Georgia. E’ disposto a combattere quasi un terzo degli occidentali, contro il 61% di chi vive nel resto del mondo.
E’ inutile dire che l’esito del sondaggio si presta alle più diverse considerazioni. Dopo averne dato notizia nella sua Nota Diplomatica, James Hansen avanza due ipotesi: la prima è che gli italiani si sentano ben protetti, grazie all’ombrello della Nato e alla barriera rappresentata da ‘vicini’—come la Francia, la Svizzera e l’Austria—con i quali i rapporti sono buoni . La seconda ipotesi è che l’Italia – malgrado ciò che raccontano i suoi media - sia un paese notevolmente poco incline alla violenza, con un ‘tasso di omicidi’ tra i più bassi del mondo, meno di un decimo di quello statunitense. Ma ci sono anche altre possibili cause della nostra avversione all’impegno militare, a cominciare dalla memoria dei lutti e delle miserie causati dalle due guerre che abbiamo dichiarato nel Novecento.