Si è chiusa la scorsa settimana Ecomondo, la fiera della tecnologia “green” che, partita 28 anni fa come una scommessa, è diventata uno degli eventi di maggior successo internazionale dell’expo Riminese. Per l’economia riminese la Fiera rappresenta uno degli asset più importanti e sostanzialmente riempie alberghi e ristoranti in quello che una volta era il “fuori stagione”. Insomma, un capolavoro di quell’Italia che funziona e che si fa conoscere nel mondo per le sue capacità e non a caso ministeri e politici, aziende ed amministrazioni fanno a gara per esserci.
Però c’è l’altra faccia della medaglia: Rimini per almeno tre giorni è una città sotto assedio. Il che capita abbastanza spesso visto che gli eventi di spessore internazionale si susseguono nel corso dei mesi, visto che la città si sviluppa su tre lati invece dei canonici 4 (uno naturalmente è felicemente occupato dal mare) e visto che per decenni è stata governata dall’ideologia comunista che notoriamente è stata la più allergica all’ambiente.
Ma il successo di Ecomondo è tale che per almeno tre giorni proprio non si riesce a circolare per la città con effetti grotteschi come è capitato all’autore di queste righe.
Mercoledì sera mi ha chiamato un amico d’infanzia, assistente da sempre di Beppe Grillo, dicendo che sarebbe stato in Fiera il giorno dopo con il fondatore del Movimento e che avrebbe avuto piacere di fare due chiacchiere e un saluto. Bene. Faccio l’accredito in fiera, compreso quello per il parcheggio dell’auto. Giovedì mattina vedo che Marina Centro dalle prime luci dell’alba è in fibrillazione, dalle 8,30 in poi il traffico è completamente bloccato. Vado a vedere come in una partita di poker, prendo l’auto e mi immetto sui viali del lungomare (15 metri di distanza da casa mia), dopo mezz’ora ho percorso 100 metri nonostante abbia tentato diverse varianti per ingannare il mostro su quattro ruote che invade vicoli e viali, ciclabili e parcheggi, ingoiando tutto. Poco male. Parcheggio nella via dietro a casa e prendo la bici come faccio sempre, non usando in più l’auto da anni e mi avvio verso la Fiera. In pochi minuti supero migliaia di auto, nella gran parte dei casi occupate da una sola persona e arrivo in Fiera tranquillo e sostanzialmente riposato. Il fiume di auto si apre davanti a me come le acque del Mar Rosso con Mosè, sbocco davanti all’entrata principale, quella che porta alle torri e alle piscine e mi accingo a percorrere trionfalmente il grande viale sgombro quando vengo fermato da due vigilantes. Mi intimano di fermarmi, e mi spiegano che non posso entrare con la bici e che devo parcheggiarla attaccata ad una ringhiera di un hotel sulla via Emilia, fuori dalla Fiera.
Premessa 1) adesso giro con una bici in carbonio con cambio elettronico, niente di esoterico ma una buona bici di un certo valore, acquistata dopo lunghissime trattative ad un prezzo accettabile. (per chi non lo sapesse adesso una bici di “alta gamma” costa più di un’utilitaria, il che la dice lunga anche sul “non valore” delle auto che naturalmente nessuno compra più non avendo alcun valore).
Premessa 2): da quando abito a Rimini mi hanno fregato 12 biciclette e cerco con tutte le mie forze di evitare il 13° furto. Nota bene, essendo io un appassionato non si trattava di biciclette “normali” e ogni furto è stata una coltellata al mio ormai rarefatto portafoglio, in un caso i ladri sono entrati nottetempo in casa e hanno rubato su commissione una bici TVT, una delle prime in carbonio con raccordi in alluminio, usata da Miguel Indurain per vincere uno dei suoi tre giri d’Italia, da me rimessa in circolazione. Il meccanico incaricato del recupero, orgoglioso, aveva postato una foto del capolavoro sui social e dopo tre giorni mi sono ritrovato i ladri in casa…
Quindi: sono in bici, devo andare alla Fiera dell’Ecologia, la città sta soffocando nello smog di migliaia di auto, i vigili urbani indossano le maschere, i cittadini di buon senso non pensano neppure ad uscire di casa e due vigilantes mi dicono che non possono andare in fiera con la bicicletta. Faccio presente l’assurdità della situazione, mostro gli accrediti, spiego che ho riservato un posto d’auto e per logica potrei mettere la mia bici dove doveva essere la mia auto. Niente: devo parcheggiare la mia bici in carbonio, con cambio wireless elettronico, con un paio di ruote che fanno invidia alle Tesla di Elon Musk in quella maledetta cancellata sulla via Emilia, fuori dalla Fiera, alla bella vista di decine di migliaia di persone tra cui sicuramente ci sarà un esperto ladro di biciclette con tronchesi elettroniche che liquidano ogni genere di lucchetto, pronto in una frazione di secondo a prendere la mia bici e fuggire verso il Veneto… No!
Mi torna alla mente il classico della sociologia del professor Barrington Moore Jr, “Le basi sociali dell’obbedienza e della rivolta”, dove si analizzava perché gli uomini si ribellano o perché obbediscono e dove si stabiliva che c’è una sottile linea tra ciò che è ritenuto tollerabile e quello che diventa inaccettabile e che questo sentimento mutava di situazione in situazione.
Nel mio caso, in quel momento, il limite era stato superato, guardo i due vigilantes e gli dico semplicemente: PRENDETEMI.
E così a 60 anni mi riscopro bimbo, supero le sbarre e mi ritrovo sull’enorme viale, finalmente libero, dietro sento il pigolio delle radio che lanciano l’allarme. Arrivo nella grande piazza d’acqua assieme alle auto blu delle autorità e quelle dei carabinieri. Altri tre vigilantes mi si avvicinano e dicono che devo tornare indietro e che non posso passare. Rispondo loro che non mi interessa nulla e procedo col legare la mia bicicletta, in Fiera, in un posto che ritengo sicuro. Vedo i tre vigilantes avvicinarsi ai carabinieri, i militari iniziano a guardarmi. Vado deciso verso di loro, mi dicono che gli è stato segnalato che ho superato ben due controlli in maniera “scorretta”. Rispondo che è così, mostro loro il consunto tesserino da giornalista, l’accredito della fiera e l’accredito per il parcheggio. Loro sorridono: “Ha perfettamente ragione, vada pure, se possiamo diano noi un’occhiata alla bici”.
PS 1: il prossimo anno sarebbe bello se le aziende, i ministeri e le amministrazioni locali che partecipano alla Fiera dell’Ecologia, vista l’incapacità dell’amministrazione di risolvere i problemi di traffico, si organizzassero autonomamente per permettere ai loro dipendenti e ai loro ospiti di giungere a Rimini in treno e di far trovare a loro mezzi alternativi ed ecologici per muoversi dalla Fiera agli hotel e viceversa, così come la Fiera dovrebbe disporre, non dico un red carpet ma almeno un parcheggio custodito per chi va in Fiera con mezzi alternativi ed ecologici, allora forse diventerebbe una vera Fiera dell’Ecologia. E forse sarebbe ora di fare sul serio con queste faccende, smettendo di riempirci la bocca di parole vuote.
PS 2: E Grillo, dirà qualcuno? Grillo niente, oggi c’è un’altra storia di raccontare.