di Paolo Pagliaro
“Gli Stati Uniti incentivano, i cinesi pianificano, gli europei regolamentano”, e per questo rischiano di perdere la partita per la sopravvivenza dell’industria automobilistica. E’ ciò che teme Luca de Meo, l’italiano che guida la Renault e che molti ora vedrebbero bene al vertice di Stellantis, nel posto lasciato libero da Carlos Tavares. Mesi fa de Meo lanciò un appello affinché l’Europa si mobilitasse per realizzare con successo e in modo sinergico la transizione verso l’auto elettrica. Le 19 pagine di quella lettera aperta sono diventate di fatto il manifesto della nuova fabbrica, dove tutto è destinato a cambiare: dalle linee di produzione ai turni, alle competenze dei lavoratori alle scelte dei consumatori. Si tratta di rinnovarsi per non soccombere, come spiega Roberto Sommella in un libro che Rubbettino ha intitolato “Al Verde” per dire della doppia possibile natura – più pulita e meno agiata – del futuro che ci attende.
Ricorda il direttore di Milano Finanza che attualmente la concorrenza è impari. Negli ultimi due anni gli Stati Uniti hanno trasferito centinaia di miliardi alle loro imprese, la Cina ha fatto altrettanto e in più ha investito in tutti i settori coinvolti nel ciclo di vita dell’auto elettrica, dall’estrazione dei metalli rari al riciclo delle batterie. Nulla di tutto questo è accaduto in Europa, dove oltretutto i costi energetici sono tre volte superiori a quelli americani e due volte superiori a quelli cinesi. Gigante normativo e nano politico, l’Europa rischia di restare schiacciata dalla guerra commerciale che gli Stati Uniti dichiareranno alla Cina nel tentativo di far prevalere la loro produzione e il loro benessere. Il manifesto di De Meo e il libro di Sommella, sulla scia del rapporto Draghi, suggeriscono alcune tecniche di autodifesa.