di Paolo Pagliaro
E’ uscito oggi l’ottavo rapporto della Caritas sulle guerre in corso nel mondo. Curato da Paolo Beccegato e Walter Nanni per le Edizioni San Paolo, si intitola “Il ritorno delle armi”, e spiega cosa intende papa Bergoglio quando parla di guerra mondiale a pezzi. Attualmente, sono 52 gli Stati che vivono situazioni di conflitto armato. Quelli ad altissima intensità, ossia con oltre 10.000 morti, sono 4: le guerre civili in Myanmar e in Sudan, i conflitti Israele-Hamas e Russia-Ucraina. Sono venti invece le guerre in cui le vittime sono più di mille e meno di diecimila. In un anno i morti accertati sono stati 170 mila e la spesa militare – incoraggiata anche dalla speculazione finanziaria e dall’industria delle armi - è cresciuta per la prima volta in tutti i continenti, toccando il suo massimo storico che è di 2.443 miliardi di dollari. Ma queste sono cifre in via di rapido aggiornamento.
Il Sudan è il Paese con il più alto numero di bambini senza più una casa, tre milioni e mezzo. Come loro, altre 300 milioni di persone nel mondo dipendono dagli aiuti umanitari. Questi ultimi comprendono anche i 1.351 interventi che – grazie ai fondi dell’8 per mille – la Cei ha finanziato nei paesi in guerra. Il rapporto Caritas include anche una ricerca realizzata da Demopolis. Un dato significativo è il numero di italiani che chiedono alla politica di sostituirsi alle armi: oggi sono il 74%, dodici punti in più rispetto a quattro anni fa.