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Fisco, un bilancio dell’era Ruffini

Fisco, un bilancio dell’era Ruffini

di Paolo Pagliaro

Un’informazione ammalata di politicismo discute da giorni se Ernesto Maria Ruffini possa essere o no il futuro federatore del centrosinistra, senza che l’interessato abbia avanzato la propria candidatura, senza che ci siano elezioni in vista e soprattutto senza che ci siano partiti disposti a farsi federare.
Si sta perdendo così l’occasione di chiedere conto al dimissionario Ruffini degli anni trascorsi alla guida dell’agenzia delle Entrate, organismo a cui è affidato il compito di riscuotere le tasse e in sostanza di garantire la giustizia sociale.
Come ha scritto Milano Finanza, in questi anni l'Agenzia ha adottato misure rivoluzionarie per fronteggiare l'evasione fiscale. Dall'utilizzo sofisticato dell'intelligenza artificiale alle lettere di compliance, queste strategie non solo hanno migliorato il gettito ma hanno anche ridotto significativamente il tax gap, ossia il differenziale tra le tasse dovute e quelle effettivamente versate. E se oggi l’Italia si distingue nel panorama europeo per i risultati ottenuti nella lotta all'evasione dell’Iva , lo si deve anche all’obbligo della fatturazione elettronica nelle transazioni tra privati, una riforma voluta dai governi di centrosinistra e resa possibile da Ruffini e dal suo team.
Contro l’obbligo della fattura elettronica - giudicata vessatoria nei confronti dei commercianti e dei piccoli imprenditori - Fratelli d’Italia allestì banchetti in tutte le piazze. E’ agli atti anche il tweet di Salvini contro quel¬la che lui definiva «la genialata» del fisco digitale, una genialata che oggi però consente al suo governo di disporre di quei 10-15 miliardi che il ministro intende destinare al Ponte sullo Stretto.

(© 9Colonne - citare la fonte)