di Paolo Pagliaro
Tutti devono leggere i caratteri dello stesso libro. Nessuno però potrà scrivere o disegnare il quaderno di un altro, o sognare i suoi sogni. Questo pensa Emanuele Trevi mentre sfoglia, per recensirli, i taccuini di Alice Pasquini, artista di fama internazionale nota anche come AliCè che i suoi sogni li ha dipinti sui muri del mondo e che in questi giorni li raccoglie in un libro pubblicato da Treccani. La casa editrice dell’Enciclopedia italiana debutta così nel mondo della street art, finalmente trattata non come fenomeno sociale ma come segmento dell’arte contemporanea. Con questa antologia di schizzi, disegni, murales curata da Vincenzo Trione la Treccani apre le sue porte verso l’esterno. Verso la strada, suggerisce il direttore dell’Istituto Massimo Bray, con la convinzione di poter attrarre e accogliere un pubblico nuovo, proprio come il seguito di AliCè su Instagram e Facebook, composto in maggioranza da giovani e giovanissimi.
Taccuini, disegni e immagini sono il segreto di un altro piccolo caso editoriale natalizio. Questa volta il protagonista è un signore che la sua strada - tutta in salita - l’ha invece percorsa 80 anni fa, quando con la sua famiglia fuggì dall’Italia per scampare ai campi di sterminio e trovò rifugio in Svizzera. Lui si chiama Franco Debenedetti, un cognome oggi impegnativo e a quei tempi pericoloso, e il suo diario viene pubblicato da Marsilio con il titolo “Due lingue due vite”. Due lingue: l’altra era il tedesco, dieci parole al giorno imparate senza fatica per sentirsi cittadino del mondo che lo aveva accolto. E due vite, che questo diario racconta in in un’ottica famigliare, ma che sono anche il prima e il dopo di quella avventura collettiva che chiamiamo democrazia.