“@Migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario” Questo il tema del convegno che si è svolto oggi, 23 gennaio, presso Palazzo Wedekind (Piazza Colonna, n. 366).
L’incontro, voluto da Inps e Fondazione Migrantes, moderato dal giornalista Fabio Insenga, ha offer-to l’occasione per un confronto sul tema dei pensionati italiani all’estero.
Ad aprire i lavori il presidente dell’INPS, Avv. Gabriele Fava, che ha sottolineato come il tema dell’emigrazione “non possa e non debba essere analizzato solo mediante statistiche e dati numerici, perché dietro ci sono scelte personali. L’obiettivo prioritario, per l’Inps, è di consentire al lavoratore migrante di affrontare con serenità il trasferimento e l’inizio di una nuova attività lavorativa, tutela fon-damentale per rendere effettivo il diritto alla libera circolazione dei lavoratori”, sull’immigrazione, inve-ce, il presidente Fava ha aggiunto che “è possibile ed auspicabile un'integrazione qualificata. Quindi, laddove oggi registriamo una richiesta o un fabbisogno del tessuto produttivo, in tal senso, se manca manodopera qualificata, la andiamo a intercettare e a integrare nel tessuto produttivo, in modo chiaro e regolare'
Paolo Pagliaro ha quindi introdotto i lavori con un proprio intervento.
Successivamente è intervenuta Delfina Licata, della Fondazione Migrantes che ha aperto il suo inter-vento evidenziando che l’unica Italia giovane, dinamica e in crescita, è quella che mette radici fuori dei confini nazionali. L’Italia, paese delle mobilità, è strutturalmente legata alla mobilità in entrata e in usci-ta. Partenze, ritorni e ripartenze che negli ultimi anni caratterizzano sempre di più giovani e giovani adulti. Dal 2006 ad oggi la crescita della presenza italiana all’estero è raddoppiata. Ogni anno circa cento mila partenze per la sola motivazione espatrio, il 45% delle quali vede protagonisti giovani tra i 18 e i 34 anni e il 23% giovani adulti dai 35 ai 49 anni. Dopo la brusca frenata dovuta alla pandemia, nell’ultimo anno anche le famiglie hanno ricominciato a spostarsi (il 14,7% sono minori) come gli anziani (il 5,5% ha più di 65 anni). Partiti da ogni provincia italiana verso 186 destinazioni del mondo per il 72% euro-pee, le partenze verso l’estero dei cittadini e delle cittadine di oggi interessano soprattutto il Nord Italia (Lombardia e Veneto in primis). Se da 2006 la presenza italiana fuori dei confini nazionali è cresciuta di oltre il 97%, quella delle donne italiane in particolare, è più che raddoppiata (+106%). Articolati i profi-li, plurime le motivazioni, complesse le storie: la mobilità italiana si caratterizza per essere composita ed eterogenea bisognosa di analisi costanti, multidisciplinari e interculturali.
Lo storico delle migrazioni, Prof. Toni Ricciardi, si è soffermato su una forma di mobilità dei pensio-nati, il più delle volte trascurata. Questo tipo di mobilità, che possiamo definire come una sorta di “rimborso postumo”, riguarda coloro che, dopo una vita passata all’estero per motivi professionali, scelgono di tornare nel paese d’origine.
Dopo una generale descrizione dei movimenti migratori di ieri, il focus si è soffermato sul rientro dei pensionati, ponendo l’accento nello specifico sul suo significativo impatto, sia dal punto economico che da quello demografico. Nella maggioranza dei casi, si tratta di territori del margine.
Infine, l’approfondimento sul paese dal quale sono partiti i rientri ha riguardato la Svizzera, che rappre-senta il paese maggiormente rappresentativo per gli importi versati, a titolo di pensioni, ai residenti in Italia. La Svizzera, infatti, paga in Italia circa due miliardi di euro all’anno mentre la Germania, che è se-conda per importo dei pagamenti effettuati, supera di poco il miliardo di euro. La Svizzera paga in Ita-lia circa 300.000 pensioni, un numero quasi uguale a quelle pagate dall’Italia nei 160 paesi in cui l’INPS effettua pagamenti a titolo di pensioni.
A titolo esemplificativo, si riporta l’esempio della provincia di Avellino: sui 38 milioni di euro di pen-sioni erogate, 22 provengono dalla Svizzera. L’importo pagato dalla Svizzera corrisponde, tra l’altro, a quasi 18 volte l’importo versato dall’INPS in territorio elvetico e al doppio di quanto l’INPS versa per pagamenti di pensioni all’estero. A seguire, nella provincia di Bergamo sui 134 milioni, ben 72, pari al 54%, sono assegni che provengono dalla Confederazione, così come i 14 milioni sui 26 totali della pro-vincia di Catania, i 22 milioni sui 37 in quella di Catanzaro, fino ai 76 su 127 di quella di Como o agli 85 su 144 milioni della provincia di Lecce. Anche in questo caso, le pensioni pagate nei diversi territori ri-specchiano, in maniera postuma ed inversa, le direttrici migratorie dei decenni passati.
Quello dei pensionati Inps che decidono di emigrare all’estero è un tema che è già stato affrontato nelle precedenti edizioni, ma i dati statistici rilevati nel 2023 hanno stimolato nuove e differenti riflessioni. Questi – ha sottolineato Susanna Thomas, della Direzione Centrale Pensioni Inps – che ne ha analiz-zato il trend, mostrano come si sia di fronte a due tipologie di pensionati migranti differenti, caratteriz-zate anche dall’avere dati, destinazioni e spinte motivazionali diverse: i pensionati italiani e i pensionati stranieri. I pensionati italiani che decidono di trasferirsi all’estero registrano un trend negativo, rispetto al 2019, del 24%, andamento che riguarda sia quelli che si dirigono verso i paesi che offrono vantaggi economici fiscali, sia coloro che, invece, sono spinti dal desiderio di raggiungere i figli nel frattempo stabilitisi all’estero. In particolare, sono diminuite le partenze verso il Portogallo, passando dalle oltre 700 del 2019, alle 114 del 2023, scendono le partenze verso la Spagna, che nel 2023 si sono ridotte di circa l’8% rispetto al 2019. Scendono anche i trasferimenti verso i Paesi dell’Est: Romania, Polonia, Bulgaria, Moldavia. Uniche due eccezioni riguardano la Tunisia, che registra un +46% nel quinquennio e l’Albania, che dai 10 arrivi del 2019 si è passati ai 100 del 2023. Diminuiscono, infine le partenze verso gli USA, verso il Canada, verso l’Australia, ma anche verso la Germania, la Svizzera, la Francia, l’Olanda e il Regno Unito, tutte destinazioni scelte dai pensionati mossi dall’obiettivo del ricongiungimento fami-liare. Complice di questo decremento è l’introduzione della comunicazione digitale, che consente di mantenere rapporti quotidiani anche a distanza, e dello smart working, che permette rientri più lunghi 3
rispetto a quelli stabiliti dalle ferie. Discorso totalmente diverso riguarda i pensionati stranieri che fanno rientro nel proprio paese a conclusione della loro esperienza lavorativa in Italia, trend che lascia presu-mere che continuerà ad aumentare anche negli anni a venire. Dal 2019 al 2023 l’incremento dei ritorni di questi ultimi è stato del 25%, principalmente diretti verso quei paesi che maggiormente hanno regi-strato un flusso di emigrazione verso l’Italia.
Massimo Colitti, Dirigente della Direzione centrale Pensioni INPS, ha approfondito il tema delle pen-sioni pagate all’estero dall’Istituto, che nel 2023 sono state oltre 310.000, per un importo complessivo di circa 1.6 miliardi di euro. Il pagamento delle pensioni all’estero interessa circa 160 Paesi, la maggior par-te localizzati nel continente europeo, in America settentrionale, Oceania e America meridionale. Nell’ultimo quinquennio si è registrata una diminuzione pari al 6,7% del numero delle pensioni pagate all’estero, dovuta al decremento delle pensioni erogate nei Paesi di più antica emigrazione. Rilevante l’incremento del numero dei pagamenti in Europa, Asia, Africa e America centrale (rispettivamente +4,5%, +39,7%, +34,0% e +22,1%), determinato soprattutto dal rientro di coloro che, dopo aver lavo-rato e conseguito la pensione in Italia, hanno deciso di tornare nel Paese d’origine. Al contrario, è stato sottolineato il forte decremento del numero dei pagamenti in America settentrionale, America meridio-nale e Oceania, che ospitano i pensionati più anziani. Nell’ultimo quinquennio si è registrato anche un aumento del totale degli importi delle pensioni pari al 25,9%, dovuto all'incremento delle pensioni diret-te nelle Aree continentali di nuova emigrazione (Est Europa, Africa, Asia e America centrale). Invece, nelle Aree continentali di antica emigrazione (Oceania, America settentrionale e meridionale), si è regi-strata una riduzione degli importi, dovuta alla prevalenza delle pensioni ai superstiti rispetto a quelle di vecchiaia. Solo il 26,3% delle pensioni all’estero è pagato agli stranieri, dato destinato ad aumentare.
L’intervento è stato l’occasione anche per fare chiarezza sulla tipologia di pensioni pagate all’estero, che comprendono sia le pensioni in regime nazionale, liquidate sulla base dei soli periodi assicurativi italiani, sia le pensioni in regime internazionale, liquidate totalizzando i periodi assicurativi italiani ed esteri, in applicazione dei Regolamenti UE o degli Accordi/Convenzioni bilaterali di sicurezza sociale stipulati dall’Italia con Paesi extra UE. Le pensioni in regime internazionale sono state nel 2023 circa 682.000, di cui circa 245.000 (pari al 36%) pagate all’estero per un importo di poco più di 562 milioni di euro.
Le conclusioni sono state affidate al Mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes, che ha sottolineato come l’INPS e la Fondazione Migrantes abbiano voluto, con questa terza edizione del convegno, concentrarsi su elementi nuovi, forse sfuggenti ai più, elementi che rappresenta-no storia e attualità del nostro paese e della società italiana. Le migrazioni non sono perdita ma guada-gno, a vari livelli. Quello di oggi rappresenta il terzo incontro di un appuntamento che si consolida nel tempo, di un percorso di collaborazione tra strutture al servizio della società, che operano e accompa-gnano le persone e che hanno la necessità di studiare i fenomeni sociali per meglio accompagnare e operare in loro favore.
È seguita poi una Tavola Rotonda su L'Italia che vogliamo: giovane, dinamica e inclusiva - L’impatto della tecnologia nel mondo del lavoro, nelle nuove migrazioni, in particolare dei gio-vani e delle donne: uno sguardo al futuro e i possibili effetti sul territorio e sulle pensioni.
In cui sono intervenuti:
S.E. mons. Gian Carlo Perego, Presidente Fondazione Migrantes, che si è soffermato sulla ne-cessità di una nuova Italia in cui diventa prioritario una sorta di “patto con i giovani”. Quei giovani, di cittadinanza italiana, che oggi sempre più numerosi cercano (e trovano il più delle volte) realizzazione personale e professionale all’estero e coloro che, di altre nazionalità, sono arrivati o sono nati nei nostri territori, si sentono italiani ma non lo sono di diritto e chiedono un paese più attento alle fragilità siste-miche che non permettono di crescere serenamente raggiungendo l’adultità in modo confortevole.
L’attenzione al legame tra formazione e mondo del lavoro e a come a sua volta questa relazione si pone rispetto al rapporto tra domanda e offerta di lavoro all’interno di un mondo in trasformazione grazie a una digitalizzazione e a una tecnologizzazione sempre più permeante sono alcuni degli interrogativi ai quali unire la cura e l’impegno alla riflessione per i desideri personali di giovani (e quindi madri e padri, famiglie) in divenire.
Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie – MAECI che ha fatto un bilancio su una iniziativa alla quale la Direzione che presiede ha dedicato un impegno eccezionale: l’anno sul Turismo delle Radici.
Vito La Monica, Direttore centrale Pensioni INPS, che, partendo dalle novità nel settore previden-ziale, ha affrontato tematiche di fondamentale importanza riguardanti il sistema contributivo, la previ-denza complementare e il futuro previdenziale dei giovani, anche in presenza di attività lavorativa svolta all’estero.
Giustina Orientale Caputo, Professoressa associata di Sociologia del lavoro presso il Diparti-mento
di Scienze Sociali dell'Università Federico II di Napoli, che ha approfondito le caratteristiche pe-culiari dell’emigrazione italiana e analizzato gli effetti sull’emigrazione delle condizioni del mercato del lavoro.
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