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direttore Paolo Pagliaro

L’orologio
dell’apocalisse

L’orologio <br>dell’apocalisse

di Paolo Pagliaro

Il Doomsday Clock – l’orologio dell’apocalisse - è una metafora ideata nel 1947 da un gruppo di esperti in varie discipline. Viene usata per quantificare il rischio di un'ipotetica fine del mondo, quando l'umanità non riuscirà più a porre rimedio alle minacce da essa stessa create. Nel dopoguerra l’orologio segnava 7 minuti alla mezzanotte, l’ora della catastrofe. Nel corso del tempo le lancette – manovrate da un comitato di scienziati che comprende anche nove premi Nobel - si sono via via sempre più spostate in avanti e quest’anno hanno raggiunto il minimo storico di 89 secondi alla mezzanotte, precipizio verso cui ci spingono i cambiamenti climatici, il potenziale uso improprio delle scienze biologiche e di una varietà di tecnologie emergenti, e soprattutto le armi nucleari.
E così, mentre mezzo mondo torna a scommettere sulla strategia della deterrenza e dunque del riarmo, l’altro mezzo va in una direzione opposta. Fino a sabato l’Onu ospita la conferenza dei 73 Stati che hanno firmato il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari. C’è molta Africa e molto Sudamerica, c’è l’Austria, ma non ci sono le grandi potenze, non ci sono i Paesi della Nato e dunque nemmeno l’Italia, che però è ben rappresentata dalle ong, dalla Croce Rossa e da Banca Etica, che chiede a fondi pensione, istituti di credito, assicurazioni, società di gestione del risparmio di non finanziare l’industria delle armi nucleari. In epoca di investimenti socialmente sostenibili, può accadere che l’appello che venga accolto
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