Roma, 25 giu – Il via libera della Camera al ddl delega sull’intelligenza artificiale lascia scontata Anna Ascani, parlamentare del Partito democratico e vicepresidente di Montecitorio, che in questa veste sta portando avanti in questa legislatura un approfondito progetto di indagine sull’AI generativa. “La prima cosa che avrei risolto – spiega a 9Colonne - è la clausola di invarianza finanziaria: non si può dopo un anno e mezzo far arrivare in aula un provvedimento sull'intelligenza artificiale che non investe un euro. E non ci vengano a dire che i soldi non ci sono perché quando c'è da costruire il centro in Albania i soldi da qualche parte li prendono”. Inoltre, “non si è fatto niente per la formazione dei docenti, non si è fatto niente per utilizzare le tecnologie di intelligenza artificiale per la sicurezza sul lavoro, per fare ricerca sulle malattie che oggi consideriamo incurabili e che grazie a queste tecnologie potremmo curare”. E ancora, per Ascani: “Non si è fatto niente neanche a costo zero per combattere il fenomeno dei deepfake, almeno nei casi di campagne elettorali. Non si è fatto niente sull'ambiente per limitare i danni che queste tecnologie possono fare. Tutto questo doveva stare dentro a un ddl sull'intelligenza artificiale e non c'è”. Ma c'è una cosa più grave: secondo la parlamentare dem: “Non c'è la volontà di cooperare davvero a livello europeo. E noi sappiamo bene che se non sviluppiamo la tecnologia europea dovremo solo scegliere di quale grande impero vogliamo essere colonie. Ecco, penso che da chi si dice patriota, questo sia davvero il colmo dei colmi”. L’altro rischio paventato è quello legato alla mancanza di trasparenza sul come viene istruita l'intelligenza artificiale. “Abbiamo chiesto tante volte che si inserisse almeno nelle definizioni, dove non fa danno a nessuno, l'idea della trasparenza sull'addestramento, perché sappiamo benissimo che questa intelligenze artificiali non sono in realtà neutrali: c'è un algoritmo dietro, qualcuno ha scritto quei numeri, qualcuno ha deciso come devono rispondere. E anche il fatto che commettano degli errori dipende dal fatto che gli algoritmi sono stati scritti e addestrati in un certo”. Secondo Ascani “non saperlo porta a non avere idea di come quelle informazioni vengono formate e di quello che viene fatto passare come verità ma non è altro che il frutto statistico di dati che vengono inseriti in fase di addestramento. Quali dati? Di chi sono proprietà? Chi dovrebbe essere remunerato? Questo è un altro problema che questo governo non ha voluto affrontare”.
(PO / Sis)
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