I nativi digitali vivono in un sistema sociale dove la connessione è sempre possibile, e la prossimità fisica è spesso sostituita da interazioni virtuali costanti. Le relazioni non sono più necessariamente legate a un luogo specifico, ma si costruiscono e si mantengono attraverso chat, social network, videochiamate e app. È quanto riporta Eurispes nel suo Studio sul “Rapporto delle persone con il digitale, luci ed ombre di un fenomeno sociale”. La disponibilità continua dell’altro cambia radicalmente la natura dei legami. Il fattore generazionale emerge con chiarezza nel Rapporto Italia 2025 dell’Eurispes: tra i giovani tra i 18 e i 24 anni, il 68,5% dichiara di sentire il bisogno di collegarsi frequentemente, il 53,3% si sente più libero di esprimersi attraverso i social network e il 50,9% afferma di sentirsi meno solo grazie all’uso di questi strumenti. Tuttavia, emergono anche segnali di disagio: il 49,7% percepisce una perdita di tempo legata all’utilizzo dei social, e il 43% riferisce una sensazione di estraneità rispetto al mondo reale. Con l’aumentare dell’età, l’intensità del rapporto con i social network tende a diminuire. Gestire contemporaneamente tanti contatti può dar vita a relazioni “liquide” caratterizzate da instabilità, reversibilità e una bassa intensità affettiva, sottolinea Eurispes. La trasformazione delle relazioni non riguarda solo i coetanei. Anche i rapporti familiari e intergenerazionali sono toccati dalla transizione digitale. I genitori si trovano esclusi dai contesti relazionali dei figli, creando uno scollamento comunicativo. Inoltre, la mancanza di spazi pubblici e di occasioni strutturate di incontro accentua la dipendenza dai social come unico ambiente relazionale.
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