"Ma dammi indietro la mia Seicento / I miei vent'anni ed una ragazza che tu sai / Milano scusa, stavo scherzando / Luci a San Siro non ne accenderanno più...". Da stanotte assume un valore profetico il brano di Roberto Vecchioni del 1971, con il Consiglio comunale che ha approvato la delibera che prevede la vendita del compendio immobiliare comprensivo dello stadio “Giuseppe Meazza” a Inter e Milan, per la costruzione di un nuovo impianto più in linea con i tempi rispetto alla "Scala del calcio". Decisione politica sofferta, a poche ore dalla scadenza dell'offerta da 197 milioni dei due club, che ha visto 24 voti favorevoli, 20 contrari, nessun astenuto e due consiglieri che non hanno partecipato al voto. Defezioni si sono registrate sia nella maggioranza che nell'opposizione: no di Verdi, Lega, Fratelli d'Italia e Noi Moderati, mentre decisiva è stata la scelta di Forza Italia di uscire dall'aula che ha abbassato il quorum. “Voglio ringraziare quanti hanno lavorato per arrivare a questo risultato - commenta la vicesindaco con delega alla Rigenerazione urbana Anna Scavuzzo - che ci impegna in una proposta utile e necessaria a valorizzare il patrimonio pubblico. Dal confronto sviluppato con il Consiglio comunale è stato possibile rafforzare la proposta di elementi essenziali con cui il Comune affronterà la vendita dello stadio e del compendio immobiliare della Grande funzione urbana San Siro, con la massima attenzione ai principi di trasparenza e legalità, e impegnandosi a proseguire il percorso che porterà alla convenzione urbanistica e al Piano attuativo. Sarà necessario proseguire il dialogo con il Consiglio e i Municipi per quelli che saranno gli interventi sul territorio in un progetto che permetterà di investire sul futuro di San Siro, con attenzione allo sviluppo del quartiere, alla sua rigenerazione e al nuovo stadio”. La delibera aveva già ottenuto il parere favorevole della Giunta lo scorso 17 settembre, in quanto la proposta di acquisto era stata ritenuta coerente con le finalità strategiche dell’amministrazione di valorizzare l’ambito della Grande funzione urbana San Siro, anche alla luce degli indirizzi formulati dal Consiglio comunale in diversi ordini del giorno.
GELO FI-LEGA. “La delibera San Siro riguarda non solo uno stadio, ma un pezzo di storia e il futuro della città di Milano. È vero: è scritta male, presenta molte criticità e numerose lacune. E non possiamo condividerne il merito. Ma qui non stiamo parlando soltanto di un atto amministrativo: stiamo parlando della vendita di San Siro e della riqualificazione di una zona importante della città, e della possibilità di consentire a Milan e Inter di avere finalmente uno stadio di proprietà, come accade in tutte le grandi città europee. E questo è un punto centrale: per Forza Italia non si tratta di ideologia, ma di valori concreti, di crescita economica, di futuro - spiega il deputato di Forza Italia e segretario regionale della Lombardia Alessandro Sorte - Il nostro partito non ha mai ragionato per partito preso: il presidente Berlusconi ci ha insegnato a entrare nel merito delle questioni, a guardare sempre agli interessi della comunità. Qualcuno potrà dire che la non partecipazione dei nostri consiglieri potrebbe favorire l’approvazione della delibera, aiutando questa amministrazione. Ma questo poco importa. Noi scegliamo di tutelare la città di Milano. Noi non vogliamo demolire le opportunità di crescita, bloccare gli investimenti, infliggere un danno ai milioni di tifosi e ai cittadini. Al contrario, vogliamo favorire lo sviluppo della città, il lavoro, la rigenerazione urbana". Fabrizio Cecchetti, deputato lombardo della Lega, sottolinea invece che “San Siro non è solo uno stadio, è la storia e l’identità di Milano e non può essere svenduto in questo modo, senza trasparenza e senza adeguate garanzie. La delibera approvata in Consiglio comunale con la tagliola che ha cancellato centinaia di emendamenti rappresenta uno schiaffo al confronto democratico e riduce l’aula a un passacarte della maggioranza. Si tratta di un’operazione piena di zone d’ombra che rischia di consegnare un simbolo della città agli interessi privati. Grave anche l’atteggiamento di chi, come Forza Italia, ha preferito uscire dall’aula favorendo di fatto il Pd e Sala. La Lega ha detto no perché San Siro va difeso, insieme ai cittadini milanesi che meritano rispetto”. (Roc)