Ankara - La calotta glaciale sulla sommità del Monte Ararat sta subendo una progressiva riduzione, con rapida perdita di ingenti risorse in termini di geodiversità. A dimostralo uno studio, ancora in corso, ma i cui primi risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Journal of Maps” e raccolti durante una spedizione scientifica di Università Statale di Milano e Commissione Scientifica Centrale del Club Alpino Italiano (CSC-CAI) condotta sul grande vulcano anatolico. Il Monte Ararat (o Agri Dagi, come lo chiamano in Turchia) è il luogo dove, secondo la tradizione si sarebbe incagliata l'arca di Noè in seguito al diluvio universale. È inoltre un luogo simbolico per diversi popoli e per le tre grandi religioni monoteiste. Da un punto di vista scientifico, le conoscenze dell'ambiente e del paesaggio di questo vulcano sono molto frammentarie, nonostante la grande importanza dei ghiacciai sulla cima dell'Ararat sia perché unici residui nel Levante dei ghiacciai risalenti alle fasi glaciali pleistoceniche, sia in quanto risorsa idrica fondamentale per le comunità locali. La ricerca nasce dalla volontà di colmare questo vuoto di conoscenza e ha visto all'opera - nel triennio 2013-2016 e in occasione dei 150 anni del CAI - gli esperti del Club Alpino Italiano insieme a ricercatori e borsisti delle Università Statale di Milano, Firenze, L'Aquila, Milano-Bicocca e Politecnico di Milano, oltre al personale di ARPA Lombardia (CNM di Bormio). (9colonne)
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