LA NUOVA EMIGRAZIONE È DAVVERO COSÌ DIVERSA?
L'Italia vive una situazione di 'nuova emigrazione' con saldi migratori negativi (ovvero con più partenze che arrivi, come non succedeva dal 1966) e una composizione molto complessa dal punto di vista sociale, frutto in larga misura della crisi e della recessione. E' quanto spiega Enrico Pugliese, coordinatore del comitato scientifico Faim, nella relazione presentata al convegno organizzato al Senato dallo stesso Faim sulla nuova emigrazione italiana venerdì 10 novembre. Secondo Pugliese "da un lato il fenomeno è largamente sottovalutato nel dibattito politico e scientifico" dall'altro però "i mezzi di comunicazione tendono ad esagerarne la portata in maniera discontinua e poco coerente". Il fatto ancora più significativo è però quello che "i dati relativi a nuovi arrivi di italiani prodotti dagli istituti di statistica dei paesi di immigrazione sono sempre largamente superiori, in generale almeno doppi, rispetto a quelli italiani": non una polemica verso l'Istat, piuttosto la constatazione che l'iscrizione all'anagrafe Aire, su cui si basano i dati ufficiali italiani, è spesso snobbata da chi emigra. Eppure, solamente facendo fede ai dati Istat, dal 2008 al 2016 il saldo migratorio è negativo di oltre 351mila unità.
CHI SONO QUELLI CHE SE NE VANNO? Tra chi lascia l'Italia, spiega Pugliese, vi è una prevalenza di giovani altamente scolarizzati con una condizione prevalentemente precaria nel mercato del lavoro. Ma l'area di provenienza e il contesto dell'area di arrivo "già differenziano questi nuovi emigranti: pensiamo all'apparente paradosso per cui la principale regione di emigrazione siano la Lombardia e il Veneto, da cui partono giovani altamente qualificati, ma anche meno giovani che hanno perso il lavoro in settori industriali negli anni della crisi". In sostanza si riduce, in proporzione, l'area di coloro che emigrano anche perché spinti dalla ricerca di stili di vita nuovi ed aumentano quelli che emigrano per necessità.
DOVE SI EMIGRA I paesi destinatari sono soprattutto paesi europei con situazioni tra le più solide e sistemi di welfare pubblico tra i più avanzati: quindi Germania, Inghilterra (e dopo la Brexit?) Francia, Svizzera e sorprendentemente anche Spagna e Belgio, gli stessi del dopoguerra, anche grazie ala libera circolazione interna alla Ue. Poi c'è l'Australia. Spesso però le situazioni in cui ci si imbatte in loco non sono così idilliache come si sarebbe potuto pensare: "pressoché tutti i paesi europei - spiega Pugliese illustrando l'indagine condotta dal Faim - hanno riformato negli ultimi anni la legislazione del mercato del lavoro allo scopo di renderlo più flessibile. Nel Regno Unito recentemente vi è stata una larga diffusione degli 'zero hours contracts', una tipologia di assunzione nel quale il lavoratore si rende disponibile a essere chiamato senza vincoli di tempo e ore di lavoro" e utilizzata soprattutto per i lavori di assistenza domestica, com'era da noi con i voucher. Forme di lavoro nero sono segnalate sempre più frequentemente un po' ovunque, dalla Germania all'Australia, nel settore agricolo.
LA QUESTIONE DELL'ASSOCIAZIONISMO Negli ultimi anni la componente anziana ha mantenuto vivo l'associazionismo degli emigrati nelle sue diverse. Tuttavia, spiega Pugliese "è innegabile l'esistenza di una crisi: le associazioni sono sempre meno frequentate dagli italiani nel mondo, che lamentano la scarsa capacità di attrarre giovani", i quali, più cosmopoliti e tecnologici, ripiegano sui social media. "Occorre pertanto un sostanziale ammodernamento delle associazioni, che dovrebbero essere in grado di offrire orientamento al lavoro, assistenza fiscale, supporto nel campo della normativa sul lavoro". In pratica "l'associazionismo in rete e di scopo sembra dover caratterizzare la scelta della nuova emigrazione".
EMIGRAZIONE, VIGNALI: A RISCHIO INVESTIMENTI FATTI "Sul tema dell'emigrazione si gioca il futuro dell'Italia, perché rischiamo l'impoverimento e rischiamo di buttare gli investimenti fatti nell'istruzione, nella sanita', in tutti i campi. Non parliamo certo solo di fuga di cervelli, è un fenomeno molto complesso, una nebulosa che contiene tante storie. Stiamo facendo la fortuna di tanti paesi del Nord sulla ricerca". Lo ha detto il direttore generale per le per gli italiani all’estero e le politiche migratorie della Farnesina, Luigi Maria Vignali, al Senato venerdì 10 novembre il occasione del convegno Faim: “Emigrare in tempo di crisi: necessità, opportunità. Più diritti, più tutele”.
EMIGRAZIONE, VIGNALI: RIMESSE A LIVELLI 1878, ACCOMPAGNARE FLUSSI
"Negli ultimi 5 anni abbiamo avuto un milione di iscritti in più all'Aire, che hanno dato origine a fenomeni che sembravano dimenticati come quelle delle rimesse : oggi valgono mezzo punto del Pil, siamo tornati ai dati del 1878. Parliamo di centinaia di milioni che arrivano dalla altra parte del mondo. Questi flussi vanno accompagnati, non possono essere lasciati a loro stessi. Anche per questo abbiamo rilanciato il tavolo con i patronati. Ovviamente ci vogliano strutture diplomatiche adeguate, ed è importante in questo senso il rafforzamento previsto nella manovra". Lo ha detto il direttore generale per le per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, Luigi Maria Vignali, nel suo intervento al convegno del Faim al Senato. Secondo Vignali, questo accompagnamento deve seguire cinque direttrici principali: il primo è appunto accompagnare i flussi, "nella conoscenza della lingua, nella tutela previdenziale, nella conoscenza della legislatura locale". La seconda è "prevenire la irregolarità, e anche questo va fatto attraverso le stesse reti consolari. Non possiamo tollerare che ci siano ancora italiani all'estero sfruttati, come accade in molte parti del mondo" in particolare fuori dall'Unione europea". La terza è "preparare i percorsi di mobilità con formazione e informazione: serve un tavolo sulla mobilità che metta insieme tutto i soggetti per fornire delle chiavi interpretative" circa la scelta da effettuare sul paese di destinazione. La quarta direttrice è "recuperare l'investimento tramite la mobilità circolare, far sì che i nostri emigrati tornino arricchiti di un bagaglio importante". Infine, l'ultima strada è "valorizzare il ruolo dell'italianità anche all'estero: la cucina, il design, la moda" e tutto quello "che può favorire una proiezione migliore e dinamica del nostro paese".
EMIGRAZIONE, NARDUCCI (FAIM): QUESTIONE ETICA IMPORTANTE
"Le antenne di rilevazione nei Paesi di accoglienza registrano in maniera crescente fenomeni di precarietà e spesso di difficoltà per i nuovi arrivati, fenomeni che in molti fanno vacillare le certezze alla base di una scelta e di un progetto di emigrazione non sempre adeguatamente valutati". Lo dice Franco Narducci, membro del comitato di coordinamento del Faim, spiegando che dai rapporti-Paese curati dall'organizzazione "emergono elementi di continuità tra l'emigrazione di oggi e quella del passato, soprattutto nelle cause, nelle mete e anche nelle figure che compongono il fenomeno". Secondo Narducci "i nuovi emigrati sono di gran lunga più istruiti e quelli che vanno all'estero con un progetto ponderato occupano posti di rilievo, ma senza un simile progetto si finisce spesso con lo svolgere attività precarie e poco qualificate, con retribuzioni sotto il minimo esistenziale". Ma vi è anche una questione etica e morale "in cui versa il nostro Paese, avvertita dai giovani come causa che spinge ad andarsene per costruire una vita altrove" rispetto a un contesto in cui "l'ascensore sociale è bloccato da anni, in cui scandali e corruzione sono in aumento e anche le opportunità create e finanziate dalle istituzioni anziché contribuire a una prospettiva di sviluppo e di crescita possono essere momento di sfruttamento".
EMIGRAZIONE: UE E AUSTRALIA LE METE, AUMENTA FLESSIBILITA' E LAVORO NERO
Dove vanno? I paesi destinatari sono soprattutto paesi europei con situazioni tra le più solide e sistemi di welfare pubblico tra i più avanzati: quindi Germania, Inghilterra (e dopo la Brexit?) Francia, Svizzera e sorprendentemente anche Spagna e Belgio, gli stessi del dopoguerra, anche grazie alla libera circolazione interna alla Ue. Poi c'è l'Australia. Spesso però le situazioni in cui ci si imbatte in loco non sono così idilliache come si sarebbe potuto pensare: "pressoché tutti i paesi europei - spiega Pugliese illustrando l'indagine condotta dal Faim - hanno riformato negli ultimi anni la legislazione del mercato del lavoro allo scopo di renderlo più flessibile. Nel Regno Unito recentemente vi è stata una larga diffusione degli 'zero hours contracts', una tipologia di assunzione nel quale il lavoratore si rende disponibile a essere chiamato senza vincoli di tempo e ore di lavoro" e utilizzata soprattutto per i lavori di assistenza domestica, com'era da noi con i voucher. Forme di lavoro nero sono segnalate sempre più frequentemente un po' ovunque, dalla Germania all'Australia, nel settore agricolo.
EMIGRAZIONE, FAIM: SALDO NEGATIVO COME NEL '66, NUMERI DOPPI RISPETTO AD AIRE
L'Italia vive una situazione di 'nuova emigrazione' con saldi migratori negativi (ovvero con più partenze che arrivi, come non succedeva dal 1966) e una composizione molto complessa dal punto di vista sociale, frutto in larga misura della crisi e della recessione. E' quanto spiega Enrico Pugliese, coordinatore del comitato scientifico Faim, nella relazione presentata al convegno organizzato al Senato dallo stesso Faim sulla nuova emigrazione italiana. Secondo Pugliese "da un lato il fenomeno è largamente sottovalutato nel dibattito politico e scientifico" dall'altro però "i mezzi di comunicazione tendono ad esagerarne la portata in maniera discontinua e poco coerente". Il fatto ancora più significativo è però quello che "i dati relativi a nuovi arrivi di italiani prodotti dagli istituti di statistica dei paesi di immigrazione sono sempre largamente superiori, in generale almeno doppi, rispetto a quelli italiani": non un polemica verso l'Istat, piuttosto la constatazione che l'iscrizione all'anagrafe Aire, su cui si basano i dati ufficiali italiani, è spesso snobbata da chi emigra. Eppure, solamente facendo fede ai dati Istat, dal 2008 al 2016 il saldo migratorio è negativo di oltre 351mila unità.(Sis)
EMIGRAZIONE, MIN. LAVORO: CONSAPEVOLI DI NECESSITA', AL LAVORO CON CGIE
Il dialogo instaurato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti con il Consiglio generale degli italiani all'estero, "si focalizzerà sull'individuazione di politiche comuni di sostegno agli expats, ai nostri istituti di formazione professionale anche relativamente all'estero, e al riconoscimento delle competenze acquisite all'estero, non solo all'interno della UE dove bene o male c'è già una cornice". Lo dice Tatiana Esposito, dg per l'immigrazione presso il ministero del Lavoro, nel suo intervento al convegno del Faim al Senato. "Immaginiamo dia possibile - spiega la dottoressa Esposito - aprire un tavolo comune per identificare delle linee guida tramite il presidente della nuova Agenzia per le politiche attive sul lavoro. Dall'evento di oggi però "si può trarre l'impegno per portare all'attenzione del ministro anche una linea di riflessione sui patronati e sulla necessità avvertita di ripensarne il modo di funzionamento". L'indagine Faim presentata oggi evidenzia il ritorno del fenomeno dell'emigrazione 'per necessità' e nel governo, assicura Esposito, "c'è consapevolezza di questo fatto, iniziamo a uscire da un periodo molto buio, seppur con fatica. Il piano Garanzia Giovani punta ad aumentare l'occupabilità". Di certo "siamo molto in ritardo sul sostegno al reddito di ultimo istanza, anche se finalmente ne abbiamo uno". (PO / Sis)
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