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Energia e ambiente
perfetti sconosciuti

Energia e ambiente <br> perfetti sconosciuti

di Luca Bergamaschi

(27 febbraio 2018) Nonostante il ruolo centrale che l’energia e l’ ambiente giocano per la sicurezza e la prosperità globale, europea e nazionale, è da registrarsi una particolare assenza dei temi nel dibattito politico italiano e nello spazio mediatico verso le elezioni. Questo dato risulta ancora più rilevante in un momento in cui gli effetti dei cambiamenti climatici e della transizione energetica diventano tangibili e si vanno intensificando. Basti pensare, per esempio, che gli eventi climatici estremi degli ultimi dieci anni hanno provocato in Italia più di 14 miliardi di danni alla produzione agricola nazionale e alle sue infrastrutture. E che il 2017, oltre a iscriversi nella serie degli anni più caldi di sempre, è stato anche l’anno meno piovoso dal 1800, provocando una siccità senza precedenti e causando una seria crisi idrica, e istituzionale, a Roma.
A ciò si aggiungono gli effetti a catena che il cambiamento climatico ha sulle questioni geopolitiche più urgenti, come conflitti e migrazioni. Sono infatti oltre 70 i conflitti per i quali i governi dei Paesi del G7 hanno individuato cause climatiche, come ad esempio in Siria, mentre i disastri legati al clima hanno provocato, nel solo 2016, lo spostamento forzato di quasi 25 milioni di persone. Questa urgenza è destinata ad aumentare. La comunità scientifica ha lanciato forti moniti sull’accelerazione della frequenza e l’intensità dei fenomeni climatici estremi, che rischiano di diventare ingestibili senza un rapido cambio di rotta. Ciò è vero soprattutto per la regione del Mediterraneo, identificata come una regione critica per i cambiamenti climatici.
Questa accelerazione comporterebbe, ad esempio, un significativo innalzamento del livello del mare, con l’inondazione di oltre 5.500 km2 di coste italiane e un ingresso del mare superiore ai 30 km nell’area del Nord Adriatico. Per quanto riguarda le migrazioni globali, le stime parlano di 200 milioni di persone in movimento forzato a causa del clima nel 2050, con quelle più pessimistiche che indicano fino a un miliardo di migranti ambientali nel 2050. Tuttavia la classe politica italiana non è ancora riuscita a riflettere l’urgenza della questione climatica nel dibattito politico, e in particolare in questa campagna elettorale, nonostante il 95% degli italiani consideri la protezione ambientale importante. Questa caratteristica non è una novità se si considera che la parola ambiente è quasi totalmente assente dai discorsi dei politici italiani, con il solo presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che va in doppia cifra con una menzione nell’11% dei suoi discorsi.
Di contro, ambiente è stata la parola più utilizzata dal presidente cinese Xi Jinping nel discorso tenuto durante l’ultimo Congresso del Partito comunista lo scorso ottobre (più di economia) e sia il presidente Emmanuel Macron che la cancelliera Angela Merkel, per non citare il presidente Barack Obama, hanno fatto del clima un pilastro strategico fondamentale della loro narrativa politica, dei loro programmi nazionali e della diplomazia bilaterale e multilaterale. Il dibattito politico italiano, e la sua classe politica, si differenziano così in modo sostanziale dai Paesi leader.
Se da un lato le parole ambiente ed energia non sono al centro del dibattito politico, dall’altro occorre riscontrare una mancanza di voci espressamente contro la protezione dell’ ambiente o il rallentamento della transizione energetica. Al momento non si riscontrano infatti segnali che mettano in discussione la necessità di agire a favore dell’ ambiente. In altre parole, non vi è alcun candidato di spicco che metta in discussione gli accordi internazionali sul clima o che neghi la transizione energetica “a la Trump”. Perciò è lecito attendere una certa continuità rispetto alla strada intrapresa dall’Italia negli ultimi anni su questi temi. La domanda è a quale velocità e con quali mezzi e ambizioni.
Il programma del Partito Democratico (Pd) propone una sostanziale continuità, e per alcune politiche un’estensione, con gli impegni internazionali e nazionali presi. Guarda al 2050 “nella prospettiva di un sistema energetico indipendente dai combustibili fossili”, senza però enunciare con quali strumenti ciò possa essere realizzato. Infine punta in termini generali sulla green economy e sulla diminuzione dei rifiuti e degli sprechi d’acqua in un ottica di economia circolare. Il programma energia del Movimento 5 Stelle punta a un più esplicito abbandono dei combustibili fossili entro il 2050 attraverso i tre assi di efficienza energetica, 100% rinnovabili e mobilità elettrica, mentre il programma sull’ambiente, articolandosi in 180 pagine, propone una lista molto lunga di proposte, alcune più concrete di altre e con annessa una valutazione di costi e benefici, per la tutela del territorio e dell’acqua, una nuova gestione dei rifiuti, lo stop alle trivellazioni e una riorganizzazione della governance ambientale.
La coalizione di centrodestra, che comprende Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e Noi per l’Italia, non articola alcuna proposta concreta menzionando solamente attraverso un vago richiamo la tutela dell’ambiente, l’efficienza energetica e le rinnovabili. Per quanto riguarda i partiti minori, Liberi e Uguali identifica la conversione ecologica come settore strategico e propone un Grande Piano Verde con al centro l’autoproduzione di energia, una strategia di “rifiuti zero” ma senza indicarne gli strumenti, la decarbonizzazione dell’economia, una riforma fiscale dei sussidi dannosi e una nuova governance istituzionale. +Europa rispecchia le priorità del Pd con un accento più forte su fiscalità ambientale e sostenibilità economica. Infine, Insieme risulta essere l’unico partito che pone seriamente al centro della narrativa politica l’approccio ecologico di trasformazione dell’economia e delle società, mantenendo un equilibrio tra impegno locale e pensiero globale ed europeista, ma non entra nel concreto delle idee proposte nel Green New Deal.
In conclusione, i programmi elettorali dei maggiori partiti non contribuiscono a dare risposte precise, con eccezione del Movimento 5 Stelle, registrando una sostanziale mancanza di visione politica di alto livello e integrata. Ad eccezione di alcuni partiti minori, l’ambiente e l’energia non risultano così al centro dei programmi dei partiti e vengono per lo più considerati settori a sé stanti. Questa generale mancanza di attenzione della politica, e il suo riflesso inevitabile sulle istituzioni che le rende deboli e impreparate, non si riflette però nell’attenzione che imprese e cittadini rivolgono a questi temi. Infatti, la green economyitaliana è tra le più sviluppate, competitive e innovative al mondo. Segno che finora i successi e le ambizioni sono stati trainati più dall’economia reale che dalla politica. Ma guardando alle sfide future non è pensabile una gestione ordinata e pacifica della transizione ecologica senza una leadership politica nel momento in cui in gioco vi è la stabilità e la prosperità dell’Italia stessa.
(da affarinternazionali.it)

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