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Nelle città un’emergenza
che si chiama paura

Nelle città un’emergenza <br> che si chiama paura

di Piero Innocenti

L’andamento della delittuosità nel nostro Paese è sempre un tema che si presta a molteplici interpretazioni se si esaminano i dati statistici forniti dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza (Ministero dell’Interno). Quelli di quest’anno, una volta stabilizzati, saranno disponibili più o meno tra 12 mesi. Quelli del 2017 di cui si è avuta notizia solo alcuni giorni fa, segnalano un calo del 2,3% su base annua, in linea con gli anni precedenti, ma con alcune tipologie di delitti che, in controtendenza, hanno fatto rilevare un incremento. Si tratta di quelli riguardanti il riciclaggio (+8%), le truffe e frodi informatiche (+8%), le violenze sessuali (+15%), lo spaccio di stupefacenti (+10%), gli incendi (+29%). Delitti denunciati, quindi, in calo secondo le statistiche (anche perché i cittadini, in molti casi, non vanno più a denunciare per diversi motivi e, talvolta vengono scoraggiati dal presentare le denunce dagli stessi operatori di polizia)) mentre la percezione di insicurezza, in molte città non tende affatto a diminuire.
Una paura, personale e sociale, della criminalità che si trasmette anche per connessioni comunicative, per immagini, spesso si riflette su di noi per il tramite di altri, anche soltanto di uno che la violenza l’ha subita. Una insicurezza proiettata, legata anche al disordine ambientale sia  fisico (degrado edilizio, edifici abbandonati o in rovina, mancanza di manutenzione delle strade, rottami di velocipedi e motocicli abbandonati sui marciapiedi, sporcizia e immondizia accumulate nelle strade, scritte sui muri, parchi pubblici non curati) che sociale (molestie anche solo verbali alle donne in strada,  gruppi di persone che schiamazzano, spacciatori).  Queste due dimensioni - fisica e sociale - del disordine, alimentano fortemente il senso di insicurezza tra i cittadini e rappresentano un segnale di rottura dell’ordine morale e sociale di un quartiere, di un’area urbana più o meno vasta.
Nelle grandi città questo disagio è ancor più forte. Il cittadino, in tali situazioni, si può sentire scoraggiato, impaurito non solo dagli episodi di criminalità ma anche dal degrado e dalle manifestazioni di inciviltà (bottiglie rotte in strada, cassonetti dell’immondizia sommersi dai sacchi di rifiuti, siringhe per terra, atti di vandalismo contro beni pubblici ecc…) che caratterizzano la zona in cui vive.
E’ nelle città, dunque, che si concentrano le maggiori tensioni e si diffondono paure divenute più facilmente manipolabili (alcuni personaggi politici le incrementano) anche a causa della fragilità dei punti di regolazione delle conflittualità e cioè le famiglie, la scuola, la chiesa, il quartiere. Paure che aumentano anche quando, nei momenti di bisogno, si richiede un intervento tempestivo ai servizi pubblici di emergenza senza ricevere risposte sollecite o, addirittura, senza riceverne alcuna. Si spera, allora, nella prevenzione, un’attività fondamentale,per i cittadini. Se ne vorrebbe di più perché quella che viene fatta è poco percepita e non solo per le ridotte risorse umane di Polizia di Stato e Carabinieri ma anche per una organizzazione dei servizi di controllo del territorio non sempre soddisfacente (anche per la mancanza o insufficienza di adeguati controlli).
Per la prevenzione vale la classica regola della visibilità. Prevenzione è quello che concretamente vede il cittadino in strada. Insomma, da troppi anni ormai, i cittadini aspettano di vedere più poliziotti e carabinieri sul territorio ed è forte la delusione di aver visto ridursi e, poi, annullarsi in diverse città, con il trascorrere del tempo, il “servizio di poliziotto e carabiniere di quartiere”. La videosorveglianza nei punti strategici delle città è importante ma lo è di più la presenza rassicurante, operosa, di uomini e donne in divisa. La sicurezza nelle città dipende in gran parte da loro. Solo così si possono vincere le paure che dipendono, tuttavia, anche dal generale impoverimento, dalle incertezze del futuro, da una democrazia sempre più debole.

 

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