Los Angeles - Negli Stati Uniti la risposta del governo al diffondersi del Coronavirus ha tardato ad arrivare. Invece le città di New York, San Francisco e Los Angeles sono state le prime a rispondere all’emergenza.“A San Francisco – spiega Sergio Gaudio, calabrese emigrato a Los Angeles come ricercatore del gruppo LIGO, nel dipartimento di fisica presso la Embry-Riddle Aeronautical University – vige lo ‘shelter in place’, ovvero il restare chiusi in casa, quanto più possibile fino a nuovo ordine, mentre a Los Angeles questa disposizione è molto più di una ipotesi e anche il famoso traffico nella città degli Angeli ha preso una pausa”.“La gente piano piano comincia a capire la precarietà della situazione, soprattutto dopo la dichiarazione dello stato d’emergenza avvenuta venerdì scorso da parte di Trump: negozi presi d’assalto, file di fronte ai supermercati la mattina, scorte di cibo e di tutto ciò che gli americani trovano essenziale”.“Noi italiani – aggiunge il ricercatore italiano della West coast – che abbiamo osservato attoniti e sconcertati l’assoluta mancanza di presa di posizione e immobilismo del governo fino a pochi giorni fa, stiamo vivendo questa situazione con una consapevolezza diversa, visto che siamo tutti coscienti di quanto sta avvenendo nel nostro Paese”. (9colonne)
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