(2 aprile 2020) Si legge sul Financial Times (This is not the Time for Geopolitical Turfbattles, 1 aprile) che il vaccino contro il coronavirus dovrebbe essere un bene pubblico globale da distribuire, ed ancor prima produrre, nonché a monte ricercare, tutti insieme, superando ogni barriera politica o industriale, ed a lanciare tale appello è la Germania, in particolare il Presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier.
L’appello è senz’altro lodevole ed ancor più lo è il bene pubblico globale, la nozione a fondamento di esso, a tal punto che alla Germania verrebbe da domandare cosa impedisca di testare tale nozione laddove le suddette barriere si presumono ridotte, cioè a livello continentale nostrano, identificando quindi un bene pubblico europeo, anzitutto, o anche più d’uno, ad esempio lavoro e dignità delle famiglie, entrambi fra l’altro minacciati proprio dal coronavirus.
Nell’appello si legge che “contro la crisi globale la risposta più convincente” risiede “nella cooperazione accentuata e nella solidarietà”; solidarietà e cooperazione accentuata dovrebbero quindi, prima ancora che a livello globale, fornirla già a livello europeo, la risposta più convincente, che si aspetta quindi di vederla tradotta ben preso in provvedimenti da parte Ursula von der Leyen.
L’appello osserva infine che in crisi come l’attuale si tira fuori sia il meglio che il peggio: di quest’ultimo abbiamo già ampia evidenza, e ci uniamo con Lei, Signor Presidente, nell’auspicio che presto sia il turno del meglio, almeno a livello europeo.
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