Oggi le nuotatrici, gradevolmente statuarie, sembrano però tutte Brigitte Nielsen, la moglie di Ivan Drago in Rocky IV, ma c’è stato un momento di gloria internazionale che poggiò invece sulle spallucce - si fa per dire - della campionessa Novella Calligaris, una piccola fanciulla padovana di appena un metro e sessantatre, sotto i cinquanta chilogrammi di peso. Un magico fuscello atletico. Le questioni sportive in quegli anni (è nata nel 1954) erano ben diverse da oggi; uno poteva iniziare a tredici anni a vincere, come nel suo caso, incassare in carriera un record del mondo e ben ventuno record continentali, e poi ritirarsi prima di aver compiuto i vent’anni. Una parabola compressa, gloriosa sì, ma in un certo senso tronca, se la si vede con l’ottica del presente, quando a quell’età, a diciannove anni, una nuotatrice avrebbe ancora tutti i denti da latte per battersi ancora a lungo in corsia, ed essere una Novella promessa. E comunque le bastarono quei pochi anni per scrivere il suo nome nella storia del nuoto, essendo stata la prima fra i nuotatori italiani, uomini e donne, a vincere una medaglia olimpica e a stabilire un primato mondiale negli ottocento metri stile libero. Una donna da primato, che a quanto raccontano le cronache del tempo, non piaceva ai giornalisti, per via di un carattere appuntito e poco disponibile con la carta stampata, nota per risposte secche e brucianti, che le valsero per due volte un premio, il “Premio Limone”, ossia una specie di riconoscimento giocoso assegnato al personaggio più scostante. Come la metti la metti, la Calligaris prende premi, anche quelli all’acido sapore d’agrume, ma tant’è. E tant’è che oggi è lei a fare le domande, perché è diventata giornalista sportiva, e commenta, e domanda e vede le gare e forse ricorda quegli anni dei record come un fondo di memoria dalla quale prendere le misure con l’attualità d’uno sport che ha ampi margini di miglioramento, e che cambia in molti aspetti, dalla muscolatura, agli allenamenti, all’alimentazione, ai costumi, per dire. E allora lei diventa non solo una cronista, una competente, ma un esempio. Un esempio di libertà collegato ad anni che esaltarono il valore della libertà come rottura dal pregresso stato di coercizione sociale. È lei che lo ricorda, in uno scorcio d’intervista sul nuoto degli anni Settanta, che furono i suoi anni: “È stato il nuoto giusto per quell'epoca, e per me in particolare perché io in quel genere di nuoto mi riconoscevo e mi trovavo a mio agio. Ero uno spirito libero, e dovevo fare le cose per me. Non mi piacevano le costrizioni, non mi sono mai piaciute. E non mi piacevano gli obblighi: se facevo una cosa la dovevo fare perché ero io a ritenerla la cosa giusta da fare". Ecco, una donna di stile, di stile libero.
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