(6 agosto 2020) Il fenomeno delle violenze giovanili, da parte di singoli e di gruppi, spesso indicati dalla stampa come baby gang, è diventato sempre più inquietante in molte città. Si tratta di sconcertanti atti di teppismo e di vandalismo, ma anche di veri e propri reati, spesso molto gravi come rapine in strada, furti nei negozi, danneggiamenti, pestaggi e risse, con l’utilizzo anche di armi improprie. I mattinali di diverse questure ne stanno annotando davvero molti in questi ultimi tempi, con episodi che stanno preoccupando le autorità di ps, la stessa giustizia minorile, nonché molti cittadini.
Gli ultimi fatti di questi giorni sono bruttissimi segnali che debbono indurre tutti alle conseguenti valutazioni. Così, a Latina alcuni “bulli”, tra cui due giovanissimi di 14 e 15 anni, sono stati denunciati dalla Polizia per lesioni, minacce e rapina dopo aver malmenato e strappato il portafoglio ad un coetaneo rimasto ferito ad un occhio per un pugno ricevuto. A L’Aquila, si susseguono, in pieno centro storico, scorribande di giovani che lanciano bottiglie e picchiano i coetanei di passaggio, mentre, a Milano, dopo un’indagine della Polizia per una rapina in danno di un quattordicenne, avvenuta il 26 giugno, vengono denunciati quattro minorenni che lo avevano aggredito, sottraendogli il marsupio che aveva a tracolla. Una serata violenta nel quartiere residenziale di Gallipoli (Lecce), con una trentina di giovani – tra cui dieci minorenni – che si affrontano in strada con pugni, calci, cinghie, coltelli e bottiglie, tutto senza un reale motivo o per uno sguardo di troppo come è accaduto sul lungomare di Senigallia (Ancona), dove una rissa,a più riprese, tra una quarantina di giovani, tra cui un sedicenne ferito e trasportato in ospedale, è stata sedata a fatica da poliziotti e carabinieri.
Ancor più grave la vicenda di un giovane quindicenne arrestato a Milano e ritenuto responsabile di sette rapine messe a segno nelle ore di uscita da una comunità dove stava seguendo un corso di studi. E proprio nella capitale lombarda si stanno registrando incrementi allarmanti dei reati contro il patrimonio (furti e rapine) che vedono protagonisti giovanissimi passati a 1.316 nel corrente anno (alla data del 15 luglio) rispetto ai 1.052 dello stesso periodo del 2019 (cfr. il rapporto “Minorenni e giovani adulti in carico ai servizi minorili”, Ministero della Giustizia).
Non sono mancati, sempre in questi ultimi giorni, fatti che avrebbero potuto essere addebitati a malviventi di lungo corso, come è accaduto a Riccione dove i poliziotti hanno arrestato quattro ragazzi, tutti bolognesi, e denunciati altri due , per due rapine consumate in un’ora, in danno di due ventenni. Naturalmente non potevano mancare contese violente tra gruppi di minorenni nelle piazze di spaccio di droghe ( nel 2019 sono stati denunciati 1.281 minorenni per spaccio di cui 976 italiani e nel 2020, al primo agosto scorso, 500). E’ accaduto a Savona dove sono stati arrestati quattro giovani, grazie anche alla collaborazione di cittadini che avevano scattato delle foto dalle finestre delle abitazioni, mentre distribuivano dosi di stupefacenti. Certo sono molti i fattori che influenzano il nascere e il manifestarsi della violenza giovanile e tra questi sicuramente un contesto familiare problematico, da violenza intra-familiare, alla mancanza della figura paterna. Il gruppo, la banda, in queste situazioni diventa una sorta di spazio di protezione e di socializzazione.
Un ruolo non marginale nella spinta alla violenza lo giocano, poi, la mancanza di strutture e servizi di base nei quartieri, l’assenza di opportunità occupazionali, le diseguaglianze sociali, la cultura diffusa della violenza, i cattivi esempi che provengono da una società diventata troppo attenta alle “esigenze” dei giovani e poco a quella della loro educazione. Un fenomeno che non può essere affrontato solo con la repressione poliziesca.