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I dati di pollicina: chi controlla la nuova P.A. al telefono?

I dati di pollicina: chi controlla la nuova P.A. al telefono?

di Michele Mezza

(13 ottobre 2020) Un grande filoso francese, Michel Serres, scomparso recentemente, spiegava che la vita contemporanea si poteva interpretare con il pollice, ossia quel dito che permette ai giovani di comunicare con il mondo, mediante rapide operazioni, in mobilità, senza fermarsi, sulla tastiera del telefonino. Da oggi pollicina, come Michel Serres aveva denominato il suo concetto di relazioni mobili, sarà anche una categoria della cittadinanza italiana.
Dal prossimo febbraio 2021 gran parte delle relazioni dei cittadini con la Pubblica Amministrazione potrà avvenire via smartphone. Il telefonino sarà l’imbuto che veicolerà gran parte delle nostre pratiche e certificazioni con gli uffici pubblici.
Il decreto semplificazioni del governo del luglio scorso prevede appunto che si possa accedere a dati e documenti medianti una procedura telefonica. Una vera svolta che dovrà , per essere funzionale e sostenibile, essere sostenuta da un sostanziale cambiamento sia dei contenuti che delle forme della P.A.
Infatti così come la digitalizzazione della banca, attraverso il bancomat e il telebanking, ha modificato le procedure, ma anche il contenuto , dei servizi finanziari, rendendoli sempre più gestibili con un click, anche l’amministrazione dello stato e degli enti locali dovranno adeguarsi al nuovo alfabeto del mobile. Pollicina, per dirla con il filosofo francese che intuì la sua pervasività, pretende un sistema e un ambiente semantico coerente e omogeno ai codici comunicativi del telefonino. Poche operazioni, procedure essenziali, percorsi duali- si o no- senza altri dispersivi procedimenti per richiedere un certificato o accedere ad un’informazione. Soprattutto, e qui veniamo alle dolenti noti, con una cura esclusiva alla raccolta, archiviazione e gestione dei dati che si ricaveranno da milioni di questi rapidi click.
Su questo tema il decreto lascia ancora ampi interrogativi: chi raccoglierà questi dati? Dove saranno depositati? Chi potrà analizzarli ed elaborarli? Sono quesiti che al momento non hanno risposte sicure.
In sostanza si tratta di capire a quale infrastruttura di memoria la P.A. ricorrerà per contenere questa poderosa massa di dati sensibili che si riverserà dai nostri smartphone. Dove saranno i server di contenimento? Di chi saranno ? e i software di gestione e di analisi di questi dati? Le domande ovviamente risentono del fratto che al momento gran parte delle memorie della pubblica amministrazione italiana, sia a livello centrale che territoriale sono controllati da pochissimi soggetti esterni, tra i quali Amazon la fa da padrone. Sarà ancora la società di Jeff Bezos a controllare i cloud che sosterranno la nuova P.A. telefonica?
E quali rapporti saranno definiti con i proprietari dei due sistemi operativi degli smartphone come Google e Apple, che controllano il 92 % degli apparecchi mobili in attività nel nostro paese? Le informazioni che inevitabilmente saranno filtrate dai software di iOS e Android dove andranno? Fino a che punto i terminali mobili potranno raccogliere, come oggi fanno ad esempio per i dati di Immuni che rimanendo sui telefonini sono inevitabilmente alla mercè dei due sistemi operativi?
Torniamo alla solita questione: un paese può dare in appalto le relazioni sensibili con i propri cittadini? Può permettere che soggetti esterni raccolgano, combinino e elaborino questi dati , magari vendendoli a terzi per microtargetting commerciale o, ancora peggio, elettorale? Torniamo inesorabilmente a Cambridge Analytica e al dominio sulle nostre emozioni delle grandi piattaforme relazionali.
Su questo tema, nel pieno della pandemia, che sposterà inevitabilmente, sul delicatissimo nodo della sicurezza e della saluta personale ogni relazione dei cittadini con gli uffici pubblici, non si può rimanere nel vago.
Anche perché proprio in queste settimane sta prendendo forma il progetto europeo GaiaX che prevede un’autonomia continentale nella raccolta e trattamento dei dati. Un progetto importante che però già presenta una inaccettabile vulnerabilità: nel gruppo di ricerca sono stati ammessi Google e Amazon, ossia proprio i due gruppi da cui bisogna difendere la nostra privacy globale. La domanda a questo punto è : a che gioco giochiamo? e il nostro paese con chi sta ?

(© 9Colonne - citare la fonte)