Fermamente partigiana, femminista, tra le ventuno donne partecipanti all'Assemblea Costituente nel 1946, ma soprattutto prima donna a ricoprire la terza carica più alta dello Stato, la presidenza della Camera dei Deputati, per ben 13 anni: è la storia di Nilde Iotti, al secolo Leonilde, una delle figure più importanti della storia italiana e della nascita della nostra Costituzione per eccellenza. Figlia di Egidio Iotti, un deviatore delle Ferrovie dello Stato, di cui rimane prematuramente orfana, la vita di Nilde, che nasce il 10 aprile 1920 a Reggio Emilia, non è di quelle che si definiscono agiate: alle già precarie condizioni economiche in cui versa la famiglia, si aggiunge l’allontanamento del padre dal lavoro a causa del suo impegno nel sindacato. Nonostante ciò, è proprio lui che spinge affinché la figlia studi: poco dopo la sua morte, Nilde riceve una borsa di studio che le permette di iscriversi con profitto all’Università Cattolica di Milano perché, ricordando le parole di suo padre, è sicuramente “meglio preta che fascista”. Si laurea in Lettere nell’ottobre 1942 e, seppur per breve tempo, inizia a insegnare in diversi istituti tecnici del reggiano. Durante gli anni della Resistenza, quando i nazisti arrivano al Nord, Nilde Iotti capisce che nessuno può rimanere a guardare e non ha alcun dubbio sulla parte in cui schierarsi. Si avvicina così al Partito Comunista e la sua passione per la politica comincia a prender forma, inizialmente svolgendo la funzione di staffetta porta-ordini per i partigiani, e poi entrando a far parte dei Gruppi di difesa della donna, quest’ultimi nati a sostegno dei Comitati di liberazione periferici durante le agitazioni nelle fabbriche e successivamente destinati a confluire nell’Unione donne italiane. Ormai Nilde Iotti ha capito che la sua è una vocazione politica: quando la guerra finisce, le donne possono finalmente esercitare l’elettorato attivo e passivo, e lei accetta la candidatura per il consiglio comunale reggiano, dove viene eletta il 31 marzo 1946. Dopo tre mesi, a soli 26 anni, per Nilde Iotti si aprono le porte di Montecitorio, all’interno dell’Assemblea costituente, dove combatte a favore dei diritti delle donne e delle famiglie, e dove conosce l’uomo al quale resta legata per tutta la vita: Palmiro Togliatti. È il 20 luglio 1946 quando Nilde Iotti viene scelta dalla Commissione dei settantacinque per redigere la Carta costituzionale. Le lettere d’amore che Nilde e Palmiro si scambiano in quei mesi ci restituiscono l’immagine di due innamorati, che soffrono la lontananza e si dedicano frasi bellissime: nonostante ciò, la sua relazione con il leader del PCI, che è sposato con Rita Montagnana, procura a Nilde Iotti molte inimicizie e difficoltà, a causa della rigida morale comunista e della diffidenza di molti compagni. Un amore pubblico e al tempo stesso clandestino che finisce solo con la morte di Togliatti a Yalta nel 1964. In quel decennio, in cui il movimento femminista, la contestazione studentesca e i mutamenti sociali la fanno da padroni, Nilde Iotti è fautrice di molte battaglie, tra cui la legge sul divorzio del 1970, la riforma del nuovo diritto di famiglia del 1975 e, infine, quella a sostegno dell’interruzione volontaria di gravidanza del 1978. Nel 1979, quando Pietro Ingrao non si ricandida, Berlinguer propone Nilde Iotti alla presidenza della Camera. Conquista la poltrona più alta di Montecitorio al primo scrutinio, con 433 voti favorevoli su 615 e restandoci fino al 1992. Quando nel 1999 Nilde Iotti si dimette, affetta da quella neoplasia ai polmoni che la porta via nel giro di un paio di settimane, il divorzio, il diritto di famiglia, l’eguaglianza delle donne non sono più solo idee per cui combattere, ma un traguardo guadagnato, con determinazione e senza mai scendere a compromessi. “Nella mia vita potrei accettare di tutto, salvo che di non lavorare, di non essere me stessa”, scrive di sé Nilde Iotti. Ed è forse questo il suo insegnamento, tra i tanti, più grande.
(© 9Colonne - citare la fonte)