Washington - Sfruttare il tutolo (la parte interna e spugnosa della pannocchia, solitamente scartata) di mais colorato per ricavarne antocianine, naturalmente ricche di pigmenti per le colorazioni rosso, blu, viola e porpora, e impiegarle in ambito tessile, farmaceutico e veterinario per la produzione di coloranti naturali e integratori alimentari. Il lavoro di ricerca, pubblicato sulla rivista ACS - Sustainable Chemistry & Engineering, è coordinato da Roberto Pilu, docente di Miglioramento Genetico delle piante, e da Fabrizio Adani, docente di Biomass and Waste Recycling Promoting the Circular Economy, del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali e del Gruppo Ricicla e descrive un sistema di recupero di scarti agricoli aderente ai principi della bioeconomia circolare definita nell’ “Agenda Europea 2030 per lo sviluppo sostenibile”. La materia prima è il mais pigmentato che entra in un ciclo estrattivo per il recupero degli antociani, mediante l’uso di solventi green: in questo modo sfruttate le diverse e importanti proprietà degli antociani che sono molecole coloranti, antiossidanti e anti-infiammatorie, e anche composti antibatterici naturali. La ricerca è stata sviluppata secondo un approccio di bioraffineria con lo scopo di estrarre gli antociani presenti in un ibrido selezionato di mais pigmentato, coltivato presso l’Azienda Agraria Didattico-Sperimentale dell’Università degli Studi di Milano "Angelo Menozzi" di Landriano (Pv). (9colonne)
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