San Francisco - Lo studio “Different semantic and affective meaning of the words associated to physical and social pain in cancer patients on early palliative/ supportive care and in healthy, pain-free individuals”, pubblicato sulla rivista “PLoS One”, e condotto dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia assieme ad importanti Istituti Nazionali ed Internazionali, ha evidenziato come un intervento di cure palliative/supportive precoci può alleviare il dolore del paziente oncologico e migliorarne la semantica del dolore, rispetto a quella di un individuo sano. La ricerca, con un approccio psicolinguistico, ha dimostrato che i pazienti oncologici ed onco-ematologici, in cure palliative precoci, attribuiscono alle parole associate al dolore un significato semantico più “positivo” rispetto a un gruppo di individui sani. “Diversi studi hanno dimostrato come il dolore, e le parole che utilizziamo per descriverlo, interagiscano vicendevolmente, con conseguenze sia a livello comportamentale che a livello neurale - afferma Eleonora Borelli di Unimore - Il dolore condizionerebbe quindi l’individuo che ne soffre al punto da modificarne il linguaggio, distorcendo il significato che egli attribuisce alle parole associate al dolore, con ripercussioni su diversi livelli. Attraverso un intervento di cure palliative precoci si può correggere questa distorsione addirittura ridimensionando e migliorando la semantica del dolore rispetto a quella di un individuo sano”. Lo studio ha coinvolto 190 pazienti e 124 controlli ai quali è stato somministrato un questionario per valutare le caratteristiche semantiche ed emozionali delle 94 parole associate al dolore fisico e psicosociale più frequentemente utilizzate durante il colloquio medico-paziente. (9colonne)
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