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direttore Paolo Pagliaro

I loro talebani
come i nostri fascisti

di Piero Schiavello

Non ci sono leoni nel Pashir, come non ci sono tigri in Africa,  da quelle parti chiamano leoni quelli che impugnano le armi e combattono. Sono le reminiscenze dei soldati napoleonici rifugiatisi lì dopo Waterloo. Il leone più famoso era il comandante Massud, ucciso dai terroristi islamici il 9 settembre del 2001, come segnale di via libera per l’attacco alle Torri Gemelle. Ora suo figlio ha preso il suo posto e nell’intervista su Repubblica a Bernard Henry Levy sostiene di voler continuare a combattere i talebani in nome delle libertà. La libertà è la stessa in ogni latitudine, non è territoriale come i leoni e le tigri, non ce n’è una occidentale e un’altra orientale. E’ una scala che si sale e si scende dove in basso c’è la massima oppressione e in alto la massima libertà.
Tra 196 paesi attualmente rappresentati alle nazioni unite, quelli che hanno rraggiunto i gradini più alti di quella scala sono una minoranza, diciamo una cinquantina. La maggioranza arranca per la scala. Chi per motivi di dipendenza economica, da altri più potenti paesi, chi per motivi di dipendenza religiosa, ovvero da culture arretrate tuttora prevalenti. Quella musulmana è la cultura arretrata oggi prevalente. Non la sola ma la prevalente. Grosso modo si trova oggi allo stesso livello di quella cristiana prima della rivoluzione francese. Col clero organizzato in casta, il potere proveniente dal cielo, la donna sottomessa all’uomo. Basta leggere uno qualsiasi dei romanzi europei, di qualsiasi paese europeo, Russia compresa, per rendersi conto che le cose da noi  stavano così allora. La cultura musulmana lo è purtroppo ancora oggi: casta clericale, potere divino, donna sottomessa. In Afghanistan come in Iran o in Arabia Saudita, e con più o meno evidenza in molti altri paesi. Le ragioni storiche che hanno portato la Rivoluzione francese in Europa e non in Asia o in Africa, non c’è bisogno che le elenchi, o meglio ci sarebbe bisogno ma la faccenda è lunga. Resta il fatto che non c’è stata.
 Come resta anche purtroppo il fatto che anche da noi ha subito abortito: dieci anni dopo, Napoleone da coccardiere era già diventato imperatore incoronato davanti al papa. Liberte’, Egalite, Fraternite’...alle ortiche. Ma quel seme gettato a Parigi non è certo andato sprecato, ha lavorato nella terra, ha scavato, è rispuntato in altre parti di Europa sotto diverse forme ma sempre con libertà, uguaglianza e fratellanza nel suo dna. Semmai c’è da dire che quel seme ha sviluppato più il ramo della libertà che quello della uguaglianza. Sulla fratellanza, infatti, si può avere più pazienza, prima di vedere la gente che si saluta con un “fate bene fratelli”, ma sulla uguaglianza no. Se non c’è, non può esserci nemmeno la libertà.
 In Europa dunque siamo alle prese col secondo dei tre gridi parigini, l’uguaglianza, in attesa di affrontare il terzo. Nei paesi a prevalenza musulmana stanno ancora affrontando il primo, la libertà, e finora con scarsissimi risultati, checche’ ne dica qualcuno su presunti rinascimenti sauditi.
Bene dunque al figlio del leone del Panshir, va aiutato in tutti i modi, non ultimo quello di raggiungerlo tra le montagne, come fecero i resistenti contro il fascismo. Le nazioni unite devono tirare fuori dai cassetti le risoluzioni approvate all’unanimità sui diritti umani per cercare in tutti i modi di farle rispettare coi caschi blu, in rappresentanza anche di Cina e Russia. L’obiettivo dovrebbe essere quindi quello di svolgere al più presto regolari elezioni sotto il controllo Onu, senza fucili a tracolla o check-in illegali. Il figlio di Massud intanto deve trovare il modo di resistere per far sapere al mondo che in Afghanistan non ci sono solo talebani. I diari di Alberto Cairo su Repubblica fanno giustizia delle sciocchezze che si dicono a proposito. I talebani sono una parte degli afghani, quella che sta sui gradini più bassi della scala delle libertà. Come lo erano i fascisti da noi. Non è vero che sono la maggioranza, appaiono maggioranza, anche qui come da noi le folle a piazza Venezia che invocavano la guerra imperiale. Sono maggioranze artificiali destinate a dissolversi, come si è dissolto lo Stato artificiale messo in piedi dagli Usa. Si reggono sugli equivoci.
 Ricordo ancora la sera precedente alle prime elezioni libere in Polonia ’89, a casa dei suoceri, quando ascoltando la tv sembrava che tutti fossero schierati col regime. Il giorno dopo il 99 per cento votò per Walesa. “La sera davanti alla tv gli afghani ora si annoiano ad ascoltare sermoni, senza poter sentire la voce di una donna, senza una serie gialla o rosa o nera, senza un talent show, senza la pubblicità di qualche cosa da comprare...” senza libertà, scrive Cairo. I talebani cadranno come pere cotte, per mano degli afghani, come cadde il comunismo burocratico dell’est per mano dei suoi cittadini stufi delle bugie di regime. Aiutiamoli in tutti i modi meno quello di fare al loro posto quello che spetta solo a loro fare. 

 

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