Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

DAL PAKISTAN L’APPELLO
A FAVORE DI KABUL

Come ampiamente prevedibile, in vista dei colloqui sull'Afghanistan all'assemblea generale delle Nazioni Unite, il Pakistan ha invitato le grandi potenze ad assumere un atteggiamento più morbido nei confronti del regime dei talebani. A cominciare dallo sblocco dei miliardi di dollari di beni afgani congelati dopo la presa del potere degli integralisti. È chiaro comunque che Islamabad non si aspetta presto alcun riconoscimento del nuovo governo ma, ha avvertito il ministro degli Esteri pakistano Shah Mahmood Qureshi, l'urgenza più grande è quella di prevenire un crollo ancora maggiore dell'economia afgana.

PUGNO DURO USA. Secondo Qureshi si sta verificando il paradosso che, da una parte, la comunità internazionale stia raccogliendo fondi per sostenere il popolo afgano e dall’altra blocchi quelli che a suo dire “sono soldi loro, che appartengono a loro, ma che non possono usare”. Secondo il capo della diplomazia pakistana, dunque, ”il congelamento dei beni non sta aiutando la situazione. Esorto i poteri costituiti a rivedere questa politica e a pensare a un disgelo”. In particolare, gli Stati Uniti hanno congelato 9,5 miliardi di dollari (8 miliardi di euro) dalla Banca centrale afghana e i prestatori internazionali stanno evitando l'Afghanistan, preoccupati di fornire liquidità che i talebani possano utilizzare.

APPOGGIO AI TALEBANI. Va sottolineato che il Pakistan è stato il principale sostenitore del regime talebano tra il 1996 e il 2000 ed è stato a lungo accusato dagli Stati Uniti di aver appoggiato, anche tramite il supporto dei propri servizi di intelligence, i ribelli islamisti durante la guerra ventennale contro le forze della Nato e il governo appoggiato dagli occidentali. Pur chiedendo un dialogo con i talebani, Qureshi sembra condividere con la diplomazia americana l'idea che sia prematuro stabilire relazioni ufficiali con il nuovo regime. In ogni caso, secondo l’esponente del governo di Islamabad nel regime di Kabul vi sarebbero degli aspetti “da incoraggiare” come dimostrerebbe la dichiarazione di decretare un’amnistia e la dichiarata intenzione di includere l’insieme dei gruppi etnici nell’amministrazione del Paese. Fatto sta che si moltiplicano le testimonianze sul terreno che smentiscono tali buoni propositi, a cominciare dai tanti racconti che giungono dall’Afghanistan sull’inasprimento della costrizione nei confronti delle donne. (21 SET - deg)

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