Arriva il primo storico via libera al suicidio assistito per un malato italiano: secondo quanto riferisce La Stampa, infatti, il comitato etico dell'Azienda sanitaria locale delle Marche (Asur) ha attestato che Mario possiede i requisiti per l'accesso legale alla pratica. "'Mario' è un nome di fantasia – si legge sul quotidiano torinese - Usato per difendere la privacy e la dignità di un uomo delle Marche, malato tetraplegico immobilizzato a letto da 10 anni. È stato usato per la prima volta sulle pagine di questo giornale, lo scorso agosto, in calce a una lettera in cui chiedeva alla politica di aiutarlo a vedere riconosciuto il suo diritto al suicidio assistito". L'ok del comitato etico dell'Asur è giunto dopo due diffide legali all'azienda sanitaria, con il supporto offerto dall'associazione Luca Coscioni. Si tratta del primo caso nel nostro Paese di via libera al suicidio medicalmente assistito, dopo la sentenza 'Cappato-Dj Fabo' emessa dalla Corte Costituzionale nel 2019, con la quale la suprema corte ha "ribadito, anzitutto, che l’incriminazione dell’aiuto al suicidio non è, di per sé, in contrasto con la Costituzione ma è giustificata da esigenze di tutela del diritto alla vita, specie delle persone più deboli e vulnerabili, che l’ordinamento intende proteggere evitando interferenze esterne in una scelta estrema e irreparabile, come quella del suicidio. È stata però individuata una circoscritta area in cui l’incriminazione non è conforme a Costituzione. Si tratta dei casi nei quali l’aiuto riguarda una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale (quali, ad esempio, l’idratazione e l’alimentazione artificiale) e affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, ma che resta pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli". "Mario dopo aver letto il parere ha commentato: 'mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni'" dichiara Filomena Gallo, codifensore di Mario insieme agli avvocati Massimo Clara, Angelo Calandrini, Cinzia Ammirati, Francesca Re, Rocco Berardo e Giordano Gagliardini. “Il comitato etico ha esaminato la relazione dei medici che nelle scorse settimane hanno attestato la presenza delle 4 condizioni stabilite dalla Corte costituzionale nella sentenza Cappato-Dj Fabo, ovvero Mario è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e che non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. È molto grave che ci sia voluto tanto tempo, ma finalmente per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato per una persona malata, l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito. Su indicazione di Mario – continua Gallo - procederemo ora alla risposta all’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche e al comitato etico, per la parte che riguarda le modalità di attuazione della scelta di Mario, affinché la sentenza Costituzionale e la decisione del Tribunale di Ancona siano rispettate. Forniremo, in collaborazione con un esperto, il dettaglio delle modalità di autosomministrazione del farmaco idoneo per Mario, in base alle sue condizioni. La sentenza della Corte costituzionale pone in capo alla struttura pubblica del servizio sanitario nazionale il solo compito di verifica di tali modalità previo parere del comitato etico territorialmente competente”. "Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha a tutti gli effetti legalizzato il suicidio assistito, nessun malato ha finora potuto beneficiarne, in quanto il Servizio sanitario Nazionale si nasconde dietro l’assenza di una legge che definisca le procedure – spiega in una nota l'Associazione Coscioni - Mario sta comunque andando avanti grazie ai tribunali, rendendo così evidente lo scaricabarile in atto. Dopo aver smosso l’Azienda sanitaria locale che si rifiutava di avviare l’iter, ora è stata la volta del Comitato Etico. Manca ora la definizione del processo di somministrazione del farmaco eutanasico. Tale tortuoso percorso è anche dovuto alla paralisi del Parlamento, che ancora dopo tre anni dalla richiesta della Corte costituzionale non riesce a votare nemmeno una legge che definisca le procedure di applicazione della sentenza della Corte stessa. Il risultato di questo scaricabarile istituzionale è che persone come Mario sono costrette a sostenere persino un calvario giudiziario, in aggiunta a quello fisico e psicologico dovuto dalla propria condizione. È possibile che la decisione del Comitato etico consentirà presto a Mario di ottenere ciò che chiede da 14 mesi. Ma è certo che per avere regole chiare che vadano oltre la questione dell’aiuto al suicidio e regolino l’eutanasia in senso più ampio sarà necessario l’intervento del popolo italiano, con il Referendum che depenalizza parzialmente il reato di omicidio del consenziente". (Roc – 23 nov)
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