Al 1° gennaio 2021, la comunità strutturale dei connazionali residenti all’estero è costituita da 5.652.080 unità, il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia ha perso quasi 384 mila residenti sul suo territorio (dato ISTAT), ne ha guadagnati 166 mila all’estero (dato AIRE): un aumento di presenza all’estero del 3% nell’ultimo anno. I dati emergono dal Rapporto Italiani nel mondo 2021 della Fondazione Migrantes, presentato il 9 novembre a Roma. Da gennaio a dicembre 2020 si sono iscritti all’AIRE 222.260 cittadini italiani, il -13,7% dall’anno prima quando erano, in valore assoluto, quasi 258 mila. Il 49,3% si è iscritto per espatrio (nel 2020 era il 50,8%); il 36,0% lo ha fatto per nascita all’estero (nel 2020: il 35,5%); il 5,9% per reiscrizione da irreperibilità (nel 2020: il 6,7%); il 3,2% per acquisizione di cittadinanza (nel 2020: 3,6%); lo 0,5% per trasferimento dall’AIRE di un altro Comune (nel 2020: lo 0,7% nel 2020) e il 5,0% per altri motivi (nel 2020: il 2,7%). La mobilità degli italiani con la pandemia non si è arrestata, ma ha sicuramente subito un ridimensionamento che non riguarda, però, le nuove nascite all’estero da cittadini italiani, ma piuttosto le vere e proprie partenze, il numero cioè dei connazionali che hanno materialmente lasciato l’Italia recandosi all’estero da gennaio a dicembre 2020. In valore assoluto, si tratta di 109.528 italiani, -21.408 persone rispetto all’anno precedente (variazione del -19,5%). Il 54,4% (59.536) sono maschi, il 66,5% (72.879) celibi o nubili, il 28,5% (31.268) coniugate/i, il 2,2% divorziate/i (2.431). Nonostante la generale riduzione, le caratteristiche complessive restano invariate rispetto al 2020: si tratta, cioè, di una mobilità prevalentemente maschile, giovane (il 42,8% ha tra i 18 e i 34 anni, percentuale al rialzo di 2 punti percentuali rispetto all’anno precedente) e giovane adulta (il 23,1% ha tra i 35 e i 49 anni). I minori si confermano il 20,2%.
DIMINUISCONO LE PARTENZE DI ANZIANI E MINORI
Nel generale calo registrato nel 2020 nel numero delle partenze per l’estero, pari a -16,3%, le diminuzioni maggiori si riscontrano per gli anziani (-28,7% nella classe di età 65-74 anni e -24,7% in quella 75-84 anni) e per i minori al di sotto dei 10 anni (-20,3%): nell’anno della pandemia, il “rischio” di uno spostamento è stato volutamente evitato dai profili più fragili, anziani e bambini. Gli anziani sono stati i più colpiti dal coronavirus per numero di decessi e ai bambini, che sono esclusi dalla vaccinazione, è stato dato il ruolo di principali vettori di trasmissione del virus. Degli oltre 5,6 milioni di iscritti all’Aire, il 45,5% ha tra i 18 e i 49 anni (oltre 2,5 milioni), il 15% è un minore (848 mila circa di cui il 6,8% ha meno di 10 anni) e il 20,3% ha più di 65 anni (oltre 1,1 milione di cui il 10,7%, cioè circa 600 mila, ha più di 75 anni). Celibi o nubili nel 57,3% dei casi e coniugate/i nel 35,9%, il 50,7% è iscritto per espatrio (oltre 2,8 milioni), il 39,9% per nascita all’estero (oltre 2,2 milioni). Poco più di 185 mila sono, invece, le iscrizioni per acquisizione di cittadinanza (3,3%). Il 53,0% è iscritto da meno di 15 anni, il 47,0% da più di 15 anni.
DAL 2006 +82% DI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO
Se nell’ultimo anno l’aumento della popolazione AIRE è stato del 3%, questo dato diventa il 6,9% dal 2019, il 13,6% negli ultimi cinque anni, ben l’82% dal 2006, anno della prima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo. A inizio 2021 è ancora più evidente il processo di assottigliamento della differenza di genere iniziato già sedici anni fa quando le connazionali iscritte all’AIRE erano il 46,2% (1.435.150 in valore assoluto), per poi arrivare al 47,8% dieci anni fa nel 2011 (1.967.563 in valore assoluto) e, attualmente, si registrano 2.718.678 iscrizioni, il 48,1% del totale AIRE. Se, quindi, i cittadini italiani residenti oltre confine negli ultimi sedici anni sono aumentati dell’82%, le donne in particolare lo hanno fatto dell’89,4%.
GLI ITALIANI CHE PARTONO SCELGONO L’EUROPA, REGNO UNITO PRIMA META
Degli oltre 109 mila connazionali che hanno spostato la loro residenza dall’Italia all’estero lungo il corso del 2020, il 78,7% lo ha fatto scegliendo l’Europa come continente. Probabilmente - spiega la Migrantes - la vicinanza della meta di destinazione è stata una sorta di strategia di contenimento dei rischi a cui si andava incontro e non solo per la possibilità di contrarre il virus, quanto piuttosto per le condizioni del sistema sanitario del luogo prescelto e delle indicazioni ivi adottate. Nel loro complesso, le destinazioni scelte lungo il corso del 2020 sono state 180 e, tra le prime dieci, ben sette sono nazioni europee. Ai primi posti, come accade ormai da diversi anni, vi sono il Regno Unito (33.293), la Germania (13.990) e la Francia (10.562) che, da sole, coprono il 52,8%. Se a queste si aggiunge la Svizzera (8.189), che quest’anno, diversamente dal 2020, precede il Brasile (7.077), l’incidenza “europea” sul totale nelle prime posizioni arriva al 60,3%.
IN ARGENTINA LA COMUNITA’ ITALIANA PIU’ AMPIA, SEGUE LA GERMANIA
Sono tre le grandi comunità di cittadini italiani iscritti all’AIRE: nell’ordine, Argentina (884.187, il 15,6% del totale), Germania (801.082, 14,2%), Svizzera (639.508, 11,3%). Seguono, a distanza, le comunità residenti in Brasile (poco più di 500 mila, 8,9%), Francia (circa 444 mila, 7,9%), Regno Unito (oltre 412 mila, 7,3%) e Stati Uniti (quasi 290 mila, 5,1%).
LA LOMBARDIA PRIMA REGIONE PER NUMERO DI PARTENZE
Chi ha lasciato l’Italia per l’estero da gennaio a dicembre 2020 lo ha fatto prevalentemente dal Centro-Nord (69,5%), con Lombardia e Veneto ferme nelle prime due posizioni – come messo in rilevo già da qualche anno – rispettivamente con 19.402 (17,7%) e 12.346 (11,3%) partenze. Tutte le regioni, ad esclusione dell’Umbria (+44 unità), presentano saldi negativi nell’ultimo anno. La regione che, in valore assoluto, registra il saldo negativo maggiore è il Veneto (-2.762), seguito da Lombardia (-2.534), Campania (-1.801), Calabria (-1.789) e Puglia (-1.686). Al contrario, la Basilicata è la regione che ha perso meno residenti (-24), seguita da Val D’Aosta (-101) e Molise (-164).
LA SICILIA HA LA COMUNITA’ PIU’ NUMEROSA DI RESIDENTI ALL’ESTERO
La Sicilia, con oltre 798 mila iscrizioni, è la regione con la comunità più numerosa di residenti all’estero. La seguono, a distanza, la Lombardia (+561 mila), la Campania (quasi 531 mila), il Lazio (quasi 489 mila), il Veneto (+479 mila) e la Calabria (+430 mila).
ITALIANI ALL’ESTERO E COVID: ANALISI DI 34 CITTA’ DEL MONDO
Il tema portante dell’edizione 2021 del Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes è l’emergenza sanitaria che attraversa tutte le sezioni. Il volume è costruito, inoltre, sul continuo rimando tra mobilità italiana interna e mobilità italiana all’estero. Dallo scoppio della pandemia tutta una serie di costanti hanno cambiato aspetto e nuovi elementi si sono palesati. È quanto i 75 autori dell’edizione 2021 hanno messo in risalto nei 54 saggi che compongono il volume. Per la prima volta dal 2005 coloro che scrivono dall’estero sono più numerosi di quelli che lo hanno fatto dall’Italia. Una redazione, quindi, sempre più transnazionale, multidisciplinare e multisituata. Sono state coinvolte 16 diverse realtà accademiche dell’Italia (da Sud a Nord) e del mondo (Europa, Australia e America del Sud), oltre che molteplici altre realtà, istituti di ricerca, associazioni, strutture istituzionali, pubbliche e private, mondo sindacale e patronati. Un volume corale arricchito dall’analisi di 34 città del mondo – Algeri, Barcello- na, Berlino, Bruxelles, Buenos Aires, Casablanca, Colonia, Dakar, Dublino, Ginevra, Johannesburg, Libreville, Londra, Madrid, Manchester, Mar del Plata, Marrakech, Melbourne, Monaco di Baviera, Montevideo, Montreal, Nairobi, New York, Osaka, Oslo, Parigi, Pechino, Perth, Rabat, San Paolo del Brasile, Sidney, Tokyo, Toronto, Vienna – e di come gli italiani residenti in queste città, ufficialmente o meno, hanno affrontato l’epidemia mondiale vivendo l’isolamento, il paradosso di dover essere immobili nella mobilità e l’avvento delle nuove forme di digitalizzazione e virtualità diffusa.
MATTARELLA: GLI ITALIANI NEL MONDO HANNO UN VALORE INESTIMABILE
“Il ‘Rapporto Italiani nel Mondo’ si conferma, anno dopo anno, utile strumento di approfondimento su un tema centrale nell’ambito dei cambiamenti che si propagano su scala mondiale”. Si apre così un messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente della Fondazione Migrantes mons. Gian Carlo Perego, in occasione della presentazione del Rapporto. “L’accento posto dallo studio sul concetto di mobilità umana rispetto al termine ‘migrazione’, apre a prospettive analitiche più ampie e complesse che tengono conto dell’evoluzione socioeconomica del nostro Paese e anche delle sfide impreviste che i nostri connazionali all’estero si sono trovati ad affrontare in tempi segnati dalla pandemia. La Comunità di italo-discendenti nel mondo viene stimata in circa ottanta milioni di persone, cui si aggiungono gli oltre sei milioni di cittadini italiani residenti all’estero. La portata umana, culturale e professionale di questa presenza è di valore inestimabile nell’ambito di quel soft-power che consente di collocare il nostro Paese tra quelli il cui modello di vita gode di maggior attrazione e considerazione. Le “Reti” che animano e costituiscono questo valore di italicità meritano riconoscimento e sostegno. Un lavoro prezioso questo della Fondazione Migrantes, con questa ‘bussola’ sulla mobilità umana che ci consegna con l’ultima edizione del ‘Rapporto’”.
SASSOLI: VALORIZZARE L’IDEA DI CITTADINANZA GLOBALE E SOLIDALE
“Penso che in questo momento storico, segnato da una pandemia che ha sconvolto il mondo, sia fondamentale riscoprire il senso della nostra interdipendenza e delle nostre relazioni. Come ci ricorda Papa Francesco, oggi ‘tutto è connesso’ e, in questo senso, anche il fenomeno migratorio non può essere slegato da altre questioni perché rappresenta un tema sociale ed umano di fronte al quale l'Unione europea ha il dovere di adottare un approccio coordinato, più coraggioso e basato sui principi della solidarietà e della responsabilità”. Così il Presidente del Parlamento Europeo David Maria Sassoli in un messaggio inviato in occasione della presentazione del Rapporto sugli Italiani nel mondo. “Oggi più che mai – aggiunge Sassoli - è necessario valorizzare quell'idea di cittadinanza globale e solidale che sta alla base di una società aperta e inclusiva. Negli ultimi anni, nonostante la pandemia, la mobilità degli italiani all'estero non è diminuita ma anzi, sembra essere addirittura aumentata. Questa dinamica non riguarda solo l'ltalia ma interessa tutti i Paesi europei. Se vogliamo costruire un'Unione più vicina ai cittadini, è necessario rafforzare l'accoglienza nei diversi paesi europei, ‘prendersi cura’ delle persone in modo sostanziale, mettere in atto misure integrative sociali e, soprattutto, potenziare tutte quelle iniziative a sostegno dei milioni di europei che vivono in condizioni di difficoltà o povertà. Rispetto alle dinamiche migratorie l'Europa non può mostrarsi indifferente e soprattutto deve essere capace di indicare una via diversa rispetto al passato. Per fare questo servono regole che umanizzino i meccanismi globali. Se vogliamo rendere più unita e coesa la nostra società e se vogliamo davvero contribuire a definire un governo globale delle migrazioni, è necessario rafforzare quelle norme etiche comuni che stanno alla base della convivenza civile. ln questo senso, la religione non può essere considerata solamente un bene private. La storia dei grandi flussi migratori ci insegna che questo elemento, insieme ai suoi simboli e ai suoi valori, costituisce non solo un bene prezioso ma anche un ponte, un potente strumento che facilita percorsi di integrazione e di inclusione sociale. Il confronto con l'altro, la conoscenza e il rispetto delle diversità sono elementi necessari per sostanziare i cambiamenti, per rafforzare la democrazia europea, per avvicinare la politica ai cittadini e renderli parte di questa grande comunità. Ecco perché dobbiamo restare uniti e riscoprire - come ha invitato a fare Papa Francesco - "un'Unione altruista, fatta di relazioni umane". Per tutte queste ragioni desidero ringraziare la Fondazione Migrantes per l'importante lavoro che continua a svolgere ogni giorno a sostegno dei migranti, italiani e stranieri, ma anche per il suo costante impegno a favore di una cittadinanza attiva e responsabile”.
RUSSO (CEI): DIAMO VOCE ALL’ITALIA CHE CRESCE LONTANA
Il Rapporto Italiani nel Mondo "è molto più che un annuario, è un diario nel quale raccontiamo noi stessi, come siamo cambiati in Italia e all'estero, restituendo voce a un'Italia che cresce lontana ma che è legata al territorio e che ha vissuto il dramma della pandemia". Così Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, intervenendo alla presentazione del Rapporto Italiani nel mondo, della Fondazione Migrantes. "L'Italia - spiega Russo - è da sempre terra di migranti e da sempre in movimento, che non è riuscito a fermare neanche il coronavirus". Secondo Russo è importante "ricominciare dalla cultura e dall'educazione" e sottolinea come la mobilità sia "parte indiscussa della storia del nostro paese”. "Tra le priorità della Chiesa ci sono le nuove emigrazioni giovanili: cosa siamo chiamati a fare per i tanti giovani fedeli che arrivano all'estero? Non basta l'assistenza, ma la Chiesa deve essere compagna di vita per ciascuno di loro. C'è un'altra Italia che non va dimenticata".
LICATA: CAMBIA IL PROFILO DI CHI RIENTRA, PIÙ GIOVANI E AL SUD
Dai dati del Rapporto Italiani nel Mondo, della Fondazione Migrantes, emerge "un Paese che si spopola sempre di più" e "una crescita costante e continua di cittadini che scelgono di risiedere all'estero". Così Delfina Licata, della Fondazione Migrantes, presentando il Rapporto Italiani nel Mondo. "Neppure la pandemia è riuscita a fermare la mobilità italiana, con oltre 109mila italiani che sono espatriati nel 2020", sottolinea Licata spiegando che "aumenta il protagonismo dei giovani". Quello dei rientri dall'estero "è un tema complesso" con il profilo di chi rientra che "è cambiato con la pandemia". Licata spiega che "chi rientrava prima del Covid era un profilo maturo e andava al nord" mentre "dopo il Covid i rientri riguardano italiani più giovani che vanno verso sud, soprattutto autonomi e ricercatori".
INTERVISTA / LICATA (MIGRANTES): IL COVID NON FERMA LE PARTENZE
“Il Covid non ha arrestato la mobilità italiana, l’ha contenuta numericamente ma siamo comunque al di sopra dei 109mila connazionali che nel 2020 hanno lasciato il territorio per espatrio”. Così a 9colonne Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel mondo, della Fondazione Migrantes, spiega qual è l’identikit degli italiani che decidono di trasferirsi all’estero. “Sono cambiate le peculiarità della mobilità, che caratterizza soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni mentre sono crollate le partenze degli anziani e dei minori”, prosegue Licata. A causa del Covid, poi, gli italiani hanno preferito “recarsi in un posto più vicino: il 78% è andato in Europa” e il Regno Unito è “l’unico paese che nonostante la Brexit e il Covid cresce, con oltre 33mila iscrizioni” all’Aire.
Per vedere l’intervista video realizzata da 9colonne:
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INTERVISTA / BILLI (LEGA): FENOMENO IN CRESCITA, RAFFORZARE LA RETE CONSOLARE
Il Rapporto Migrantes è “di sicuro uno dei punti di riferimento: la loro analisi sulla situazione dell'emigrazione italiana è molto importante. E’ un fenomeno, quello dell’emigrazione, che negli ultimi anni ha registrato un aumento”. Così a 9colonne il deputato Simone Billi, unico eletto per la Lega Salvini Premier nella Circoscrizione Estero, Europa che il 9 novembre ha preso parte a Roma alla presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2021 della Fondazione Migrantes. L’8 novembre, invece Billi ha partecipato al Comitato di Presidenza del CGIE ed è intervenuto a proposito della rete consolare che “soffre pesantemente i tagli della pubblica amministrazione”: “Il taglio delle risorse della PA degli ultimi decenni ha avuto un impatto pesante anche nella Rete Consolare, a cui è addirittura corrisposto un aumento esponenziale di AIRE, 3 milioni nel 2006, più di 6 milioni oggi. La pandemia ha aggravato questa situazione - ha aggiunto Billi che ha precisato: – per la rete consolare uno dei problemi principali è il rinnovo dei documenti, in particolare la carta di identità elettronica che è partita per gli italiani all’estero anche grazie al Governo Conte 1, quando ministro dell’Interno era Salvini”. “La CIE – conclude Billi - ha comportato un aumento esponenziale di richieste di rinnovo inaspettato, aumentando ulteriormente il carico di lavoro dei Consolati: anche per questo la rete consolare ha bisogno di un potenziamento”.
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INTERVISTA / GIACOBBE (PD): GLI ITALIANI ALL’ESTERO SONO UNA RISORSA PER LA RIPRESA
Il Rapporto Migrantes “ci fornisce un aggiornamento importante ma ci dà anche una chiave di lettura per comprendere il fenomeno della mobilità”. Così a 9Colonne il senatore del Pd eletto all’estero (Circoscrizione Africa Asia Oceania Antartide) Francesco Giacobbe che il 9 novembre ha preso parte a Roma alla presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2021 della Fondazione Migrantes. Per Giacobbe “gli italiani nel mondo rappresentano una grande risorsa, a loro non possiamo rivolgere la nostra attenzione, a loro non possiamo negare servizi e diritti”. “E’ necessario – ha aggiunto - valorizzare questa grande risorsa che contribuirà sicuramente alla ripresa post Covid del nostro Paese”. Come? “Anche grazie al turismo di ritorno – sottolinea Giacobbe – un fenomeno che nasce spontaneamente. Il 15 per cento del turismo internazionale in Italia è costituito dal turismo delle radici. Quello che manca in Italia però sono le vie d’accesso, le infrastrutture, i sistemi di ricezione e ospitalità per agevole gli arrivi” di questi turisti speciali. “Noi dobbiamo incoraggiare questa forma di turismo, promuovere questi luoghi, incuriosire i giovani con iniziative di turismo sociale – conclude il senatore - indirizzandoli così alla scoperta delle proprie radici. Chi scopre e rimane affascinato dai piccoli borghi non potrà fare a meno di ritornare e soprattutto si farà ambasciatore della bellezza dell’Italia nel mondo”.
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GARAVINI (IV): INVESTIRE IN OCCUPAZIONE FEMMINILE E GIOVANILE
"I dati della fondazione Migrantes confermano una migrazione sempre più giovane e orientata al contesto europeo. Una mobilità in sé positiva, che rispecchia una vocazione multiculturale delle nuove generazioni. Il problema nasce nel momento in cui queste risorse partono per mancanza di prospettive in Italia. E proprio per invertire questa rotta stiamo lavorando all'attuale legge di bilancio, con misure concrete come gli incentivi per il contro esodo o le risorse per l'occupazione giovanile e femminile. Il Covid ha accentuato il fenomeno già esistente della dispersione delle nostre risorse, che studiano in Italia e poi fanno carriera all'estero. In questa fase di rinascita del Paese, utile ripartire anche dagli Italiani nel mondo". Lo dichiara la senatrice Laura Garavini, Vicepresidente della Commissione Esteri.
INTERVISTA / SOMMARIO: IL COVID HA RISVEGLIATO IL SENSO DI APPARTENENZA
“Montreal è una città ad altissima densità di italiani ed è stato interessante scoprire quanto quest’anno di pandemia abbia risvegliato fortemente il senso di appartenenza intorno a quelli che sono i tratti distintivi dell’italianità: la famiglia, la religione, la lingua”. Lo afferma a 9colonne Giuseppe Sommario, ricercatore all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, alla presentazione del Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. Nel suo contributo al Rapporto, dal titolo “Montreal, la città dove il Covid ha rafforzato l’italianità”, Sommario analizza il legame tra gli italiani e la città canadese. “Il legame tra chi è partito e chi è rimasto in Italia è sempre stato forte, ma la pandemia l’ha rinsaldato”, prosegue il ricercatore. “Polmoni italiani vivono e battono in tutto il mondo”, sottolinea Sommario ricordando i numerosi “atti di generosità nei confronti degli italiani: ricordo ad esempio due imprenditori che hanno mandato apparecchi respiratori agli ospedali di Lucca”. A Montreal, conclude Sommario, “pochi italiani hanno risentito della crisi e questo dimostra una comunità fortemente radicata che occupa posizioni sociali molto alte: la crisi non l’ha toccata anche perché il governo canadese ha provveduto con ristori in maniera immediata”.
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INTERVISTA / GABRIELI: ALLA SCOPERTA DELLA COMUNITÀ ITALIANA DI MONTEVIDEO
Il legame tra Montevideo e l'Italia è fondato su radici antiche e solide. "Ho curato un capitolo del Rapporto Migrantes dedicato alla Comunità italiana di Montevideo": lo racconta a 9Colonne Marina Gabrieli, presidente dell'Associazione Raiz Italiana e tra gli autori del Rapporto Italiani nel Mondo 2021 della Fondazione Migrantes. "E' una comunità non troppo conosciuta ma molto attiva. Quest'anno Montevideo è stata eletta 'una' capitale di Cultura Italiana e sono tanti gli eventi che sono stati organizzati dedicati all’Italia".
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INTERVISTA / SALICANDRO: ARTISTI COLPITI DALLA CRISI, I GOVERNI LI TUTELINO
La giornalista Giorgia Salicandro è tra le autrici del Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, con un capitolo dedicato al mondo dello spettacolo dal vivo e agli artisti italiani all’estero nell’anno del Covid. “Un mondo vasto e vario – spiega Salicandro a 9colonne a margine della presentazione del Rapporto -: gli artisti, all’estero come in Italia, hanno subito un duro contraccolpo perché sono stati i primi a dover rinunciare al lavoro e tra gli ultimi a poter riprendere”. Ma la situazione all’estero non è uguale dappertutto: “Ci sono Paesi che hanno saputo tutelare gli artisti e Paesi che invece li hanno dimenticati – prosegue Salicandro -. Tutti coloro con cui ho parlato ammettono di essere stati tutelati maggiormente dei loro colleghi rimasti in Italia e questo fa riflettere”. Il mondo dell’emigrazione “mi ha sempre affascinato perché porta con sé una grande scommessa. Il progetto migratorio è una missione, un’impresa, lo è ancora di più per gli artisti. Il mondo dell’arte ‘tiene’ la nostra civiltà e porta avanti la nostra umanità: i governi – conclude Salicandro – dovrebbero ricordarselo e riuscire a tutelarlo”.
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